RICERCANDO ALL'ESTERO

L’importanza dei giudizi altrui nelle relazioni sociali

La capacità di valutare le informazioni che segnalano accettazione o rifiuto è fondamentale per una socializzazione di successo. Ciò avviene grazie all’attivazione di particolari aree del cervello.

Gli esseri umani investono molto tempo ed energie nelle relazioni sociali: lo diceva già Aristotele, l’uomo è un animale sociale ed è nella sua natura riconoscere, interagire ed entrare in contatto con altri esseri umani.

Nel corso degli anni le neuroscienze sociali hanno dimostrato che le relazioni sono essenziali per il nostro benessere mentale e fisico e che ogni socializzazione è influenzata dall’anticipazione del risultato e dall’integrazione di emozioni proprie e altrui.
Tutti questi fattori vengono gestiti in maniera estremamente efficiente dal nostro cervello, ogni giorno e senza che ce ne rendiamo conto.

Irene Perini è alla Linköping University (Svezia) per studiare le aree del cervello coinvolte nelle interazioni sociali, in particolare in soggetti con disturbi dello spettro autistico e adolescenti NSSI (Non Suicidal Self-lnjury o autolesionismo non suicidario).


Nome: Irene Perini
Età: 37 anni
Nata a: Asola (MN)
Vivo a: Stoccolma (Svezia)
Dottorato in: medicina (Svezia)
Ricerca: Il cervello durante la socializzazione e la percezione soggettiva degli atti sociali
Istituto: Center for Social and Affective Neuroscience, Department of Biomedical and Clinical Sciences, Linköping University (Svezia)
Interessi: mio nipote
Di Stoccolma mi piace: è molto vivibile, il verde, l’architettura, l’acqua, i ristoranti
Di Stoccolma non mi piace: i ciclisti aggressivi
Pensiero: I’m not the strongest. I’m not the fastest. But I’m really good at suffering. (Amelia Boone)


Quali sono i fattori coinvolti nell’interazione sociale?

I processi che regolano la socializzazione sono tra i più complessi della nostra specie. Il cervello riesce a gestire e rielaborare informazioni che sono estremamente veloci, numerose e viaggiano in parallelo. A ciò si aggiunge l’aspetto motorio delle espressioni facciali e l’anticipazione del comportamento altrui, cioè la fase in cui ancora non conosciamo la reazione dell’altro ma ci prepariamo a gestire ciò che potrebbe succedere.

Capire come il nostro cervello regola le interazioni sociali è importante non solo a livello di ricerca di base ma anche per i risvolti in campo psichiatrico: la capacità di processare le interazioni sociali in modo adeguato è, infatti, legata al benessere della persona e alla sua qualità di vita. Inoltre, alcuni ostacoli che si riscontrano in pazienti psichiatrici sono associati proprio alla difficoltà di interagire con le persone o di leggere la relazione in modo che l’approccio sia positivo.

Come si studia l’interazione sociale?

Innanzitutto bisogna individuare il compito adeguato al processo cognitivo che si vuole studiare e scegliere la tecnica. Nel mio caso uso la risonanza magnetica funzionale (fMRI) che permette, seppur indirettamente, di avere una misura dell’attività elettrica del cervello.

Per la parte sperimentale, ho messo a punto un disegno di ricerca in cui si chiedeva ai componenti di un gruppo di giudicare positivamente o negativamente l’immagine degli altri partecipanti. Al giudizio positivo corrispondeva un pollice in su, a quello negativo un pollice in giù.

Il tutto è stato fatto virtualmente, i soggetti erano all’interno dello scanner della macchina di risonanza magnetica e rispondevano premendo dei bottoni. La situazione ricordava molto quella creata dai social media, per cui ho pensato di indagare anche l’aspetto delle interazioni sociali online.

Una volta apparsa l’immagine del viso, la persona giudicante aveva tre secondi di tempo per decidere se quel soggetto piaceva e poteva essere considerato come amico o meno. Nella sequenza di immagini, appariva anche il viso della persona stessa accompagnato dal feedback espresso dagli altri partecipanti.

Che aree cerebrali vengono coinvolte durante l’esperimento?

Abbiamo caratterizzato due aree del cervello che risultano essere particolarmente attive quando anticipiamo il giudizio degli altri o ci sentiamo giudicati, in positivo o negativo. Fanno parte del cosiddetto circuito della salienza e sono l’insula anteriore e una parte del cingolato.

Queste aree sono coinvolte in un sacco di processi, modulano le risorse cognitive verso ciò che è più importante in quel momento (per esempio ci fanno vedere la luce rossa del semaforo, un bicchiere d’acqua quando abbiamo sete) e sono legate all’attenzione e alla regolazione di quello che sarà il comportamento futuro.

Dai dati raccolti emerge che sapere ciò che gli altri pensano di noi è estremamente importante per il nostro agire. Se l’interlocutore ci sorride è segno che stiamo facendo qualcosa di giusto e che possiamo continuare così, se invece storce il naso allora dobbiamo cambiare il nostro comportamento.
Durante l’anticipazione, quando siamo in attesa di giudizio, il cervello è così attivo proprio perché deve ricevere e rielaborare tutta una serie di informazioni da cui dipenderanno le azioni successive. La cosa interessante è che mentre pianifichiamo la risposta stiamo contemporaneamente anche anticipando la reazione dell’altro.
È davvero un livello di regolazione estremamente alto.

Cosa succede nei soggetti con autolesionismo?

Qui è emerso un bias sociale negativo.
In generale, l’esperimento è stato disegnato affinché ciascun partecipante riceva il 50% di pollici in su e il 50% di pollici in giù. Quando al termine dell’attività chiediamo qual è stata la percezione sui giudizi ricevuti, i soggetti sani rispondono in media con un 50-52% di pollici in giù mentre per i soggetti NSSI il numero di giudizi negativi è significativamente maggiore rispetto a quelli positivi.
Evidentemente i soggetti NSSI sono molto più sensibili al rifiuto e interpretano un’interazione mediamente neutrale con modalità diverse dai soggetti sani.

A livello di fMRI, abbiamo visto che questa differenza è legata non tanto al circuito della salienza ma a regioni coinvolte nel processamento delle emozioni e nell’introspezione. La cosa interessante è che abbiamo trovato questa differenza proprio durante l’anticipazione del responso: forse è proprio in questa fase che si crea l’idea di quello che sarà il giudizio altrui e di cosa succederà.

Quali sono le prospettive future del tuo lavoro?

Vorrei focalizzarmi sull’aspetto del bias sociale, su come persone diverse interpretano la stessa situazione sociale in modo diverso e su come questo sia collegato al benessere psicologico. In particolare, una delle popolazioni che vorrei coinvolgere sono le persone con diagnosi di abuso di sostanze.


Leggi anche: Riconoscere e assaporare le emozioni per sentirci meglio

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine copertina: Pixabay

Condividi su
Luisa Alessio
Biotecnologa di formazione, ho lasciato la ricerca quando mi sono innamorata della comunicazione e divulgazione scientifica. Ho un master in comunicazione della scienza e sono convinta che la conoscenza passi attraverso la sperimentazione in prima persona. Scrivo articoli, intervisto ricercatori, mi occupo della dissemination di progetti europei, metto a punto attività hands-on, faccio formazione nelle scuole. E adoro perdermi nei musei scientifici.