SALUTE

Il Biossido di Titanio non è sicuro per la salute umana, ma nemmeno per l’ambiente

L'EFSA si è espressa con parere negativo circa la sicurezza del biossido di titanio cone additivo alimentare, in particolare riguardo la presenza di nanoparticelle di questa sostanza. Valutazioni simili si possono fare anche per lo stesso materiale disperso in ambienti marini, ma nel mondo cosmetico viene anchìora percepito come un ingrediente "green". Le cose ora cambieranno?

I primi di maggio l’EFSA ha aggiornato la propria valutazione riguardo ai rischi del Biossido di Titanio usato come additivo alimentare.

Questo è avvenuto a seguito di una richiesta di revisione da parte della commissione europea e deriva dal fatto che è stato impossibile, anche dopo molti studi, arrivare a definire il biossido di titanio completamente privo di rischi per la salute.

In particolare, permangono grossi dubbi circa la sua genotossicità, cioè la capacità di andare a modificare il DNA e quindi potenzialmente essere cancerogeno, se assunto in maniera continuativa.

Il biossido di titanio, indicato come E171 nella codifica europea degli additivi alimentari, è comunemente usato come colorante in svariati prodotti come zuppe, salse, prodotti da forno e creme spalmabili, sia per gli adulti che per i neonati. È inoltre utilizzato anche all’interno di vernici incorporate nel packaging alimentare e quindi a contatto diretto con il cibo.

Questo materiale aveva subito una precedente valutazione dall’EFSA nel 2016, in cui era stata evidenziata la necessità di ulteriori accertamenti riguardo la sua sicurezza. In particolare, i dubbi riguardavano le lacune nei dati sui possibili effetti sul sistema riproduttivo, dati sui quali poter impostare una dose giornaliera accettabile (DGA) della sostanza e la dimensione delle particelle e la distribuzione granulometrica del biossido di titanio usato come E171, in altre parole la presenza e la quantità di nanoparticelle.

Gli studi tossicologici

La maggior parte degli studi condotti negli anni sulla tossicità del biossido di titanio si erano concentrati su particelle della grandezza dell’ordine del micron, particelle quindi di una grandezza importante e che non avevano dimostrato una particolare tossicità. Con l’avanzare della tecnologia, però, la dimensione delle particelle di biossido di titanio utilizzato come E171 è via via diminuita, assestandosi intorno alle 110 nm di media e quindi rientrando nella categoria delle nanoparticelle.

Le proprietà di un materiale in forma nanometrica possono differire anche in maniera considerevole rispetto alle proprietà dello stesso materiale non nanometrico, così come gli effetti che questo può avere sulla salute umana.

Anche a livello tecnico, le nanoparticelle di biossido di titanio hanno notevoli vantaggi, come un indice di rifrazione più alto, e quindi un bianco più intenso, o un gusto meno percepibile, per cui l’industria ricerca sempre di più questa forma del materiale rispetto a quella più grossolana. Inoltre, l’attività fotocatalitica di TiO2 in forma nano rende il materiale in buona misura antibatterico e trova la sua applicazione negli imballaggi alimentari.

Poiché è stato dimostrato che biossido di titanio in forma nano è in generale più tossico della forma grossolana, e che le nanoparticelle sono più facilmente assorbite dal tratto gastrointestinale, per la prima volta è stata anche applicata la guida del comitato scientifico EFSA del 2018 sulle nanotecnologie.

Gli esperimenti sia in vitro che in vivo hanno mostrato come le nanoparticelle presentano una tossicità orale acuta debole. Ma con il prolungamento del tempo di esposizione, la sua tossicità subacuta e gli effetti di tossicità subcronica sono stati significativamente migliorati, il che vuol dire che la tossicità a lungo termine di TiO2 nanoparticellare potrebbe essere più gravi rispetto a quella a breve termine, in particolare con effetti genotossici sul fegato.

Il prof. Matthew Wright, membro del gruppo di esperti scientifici FAF e presidente del gruppo di lavoro EFSA sull’E171, ha dischiarato riguardo le conclusioni di EFSA: “Anche se le evidenze di effetti tossici in genere non sono state conclusive, sulla scorta di nuovi dati e metodi ancora più solidi non abbiamo potuto escludere timori di genotossicità e, di conseguenza, non abbiamo potuto stabilire un livello di sicurezza per l’assunzione quotidiana di questo additivo alimentare”.

Queste conclusioni, tuttavia, non vietano l’utilizzo di biossido di titanio come additivo alimentare, decisione che invece spetta alla Commissione Europea e agli Stati Membri sulla base delle valutazioni scientifiche apportate.

Cosmetica green e percezione del pubblico

Il biossido di titanio, sia in forma grossolana sia come nanoparticelle, è usato non solo nell’industria alimentare ma anche in quella cosmetica per esempio come colorante nei dentifrici.
Inoltre, il biossido di titanio nella sua forma nano è una tecnologia sempre più usata nell’industria cosmetica per le sue caratteristiche tecnologiche di filtrazione di raggi UV e di applicabilità cutanea.

In questo contesto le nanoparticelle di TiO2 usate come filtri solari, fino a un massimo del 25% in concentrazione, sono state giudicate sicure per la salute umana se applicate su cute sana e integra, mentre un rischio maggiore è associato all’inalazione se in forma spray.

Queste nanoparticelle sono però un problema ambientale di grande portata: è ormai certo che il biossido di titanio sia un inquinante ambientale, in particolare per il suo impatto negli ambienti marini.
Come osservato nel caso della tossicità per l’uomo, le nanoparticelle presentano interazioni diverse e potenzialmente pericolose anche con gli organismi e l’ambiente marino di cui non si conoscono ancora gli effetti specifici e su cui va indagato approfonditamente.

È interessante notare, però, come questo materiale sia generalmente ritenuto “naturale” e “green” in particolare nel mondo della cosmetica ecobio, tanto che fra i solari vietati in alcune zone del mondo per i loro impatti ambientali non figurano quelli con presenza di TiO2.

Il parere negativo di EFSA sull’additivo alimentare E171 potrebbe forse cambiare la percezione che il pubblico ha sul biossido di titanio, nonostante si stia parlando di ambiti molto diversi e di modalità di impiego notevolmente differenti, in quanto in un caso vi è ingestione, anche per tempi prolungati, mentre nell’altro un utilizzo esterno.

L’eventuale messa al bando del biossido di titanio dall’industria alimentare e una altrettanto eventuale svolta nell’opinione pubblica, potrebbe riportare l’attenzione anche sul TiO2 cosmetico, in particolare sulle sue forme nano di cui non c’è ancora una valutazione di impatto ambientale.

Resta da capire in quale modo i due ambiti, alimentare e cosmetico, si andranno a intersecare nella percezione del consumatore e in che modo questo potrà influenzare le valutazioni degli enti scientifici e regolatori.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Chiara D'Errico
Chimica organica e biomolecolare, studente del Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste, divoratrice di libri e cinefila a tempo perso. Non riesco a fare niente senza del té nero bollente.