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Maria Sibylla Merian. Storia di una naturalista artista

I suoi libri sono considerati ancora oggi capolavori di pittura e precursori della moderna entomologia

Maria Sibylla Merian nacque a Francoforte il 2 aprile 1647. Era la figlia dell’editore e incisore svizzero Matthäus Merian, detto il Vecchio, e della sua seconda moglie Johanna Sybilla Heim. Quando Merian aveva solo tre anni, il padre morì a seguito di una malattia e la madre si sposò con Jakob Marell, un pittore naturalista. Fu lui a scorgere in Merian l’interesse per le piante e il suo talento nel disegno: le insegnò i primi rudimenti della pittura ad olio, dell’acquerello e dell’incisione. Per darle la più completa istruzione possibile, Marell la volle nel suo studio tra le fila degli allievi. Il tutto contro il volere della madre.

La passione per la natura spingeva la bambina a raccogliere per le strade di Francoforte bruchi, bachi, foglie e fiori. Osava persino rubare alcuni tulipani dai salotti cittadini per ricopiarne forme e colori. Passava ore a osservare i bachi da seta tessere i loro bozzoli. Ma soprattutto, era affascinata nell’osservare la trasformazione dei bruchi in coloratissime farfalle e falene.

Nel 1665, nemmeno diciottenne, Merian sposò l’apprendista prediletto di Marell, Johann Andreas Graff. La coppia si stabilì a Norimberga, dove nacquero le loro due figlie: Johanna Helena (1668) e Dorothea Maria Henriette (1678). Le bambine vennero avviate alla pittura, diventando presto esperte illustratrici, tanto da affiancare la madre nei suoi successivi lavori, soprattuto Dorothea, che diverrà la principale collaboratrice di Merian.

Merian decise di aprire il proprio studio, in totale autonomia da quello del marito. Prese anche a insegnare a giovani allieve delle ricche famiglie della città, che le permettevano di accedere ai loro imponenti giardini. Ogni mossa di Merian era studiata per poter avere accesso a quanta più Natura possibile, che si trattasse di un Orto botanico o di un giardino privato.

Le basi dell’entomologia moderna

Nel Diciassettesimo secolo l’entomologia risentiva ancora della dottrina aristotelica. Nell’Historia animaliaum (IV secolo a.C.) Aristotele riporta varie descrizioni sull’anatomia di alcuni insetti ma è meno ferrato sulla biologia di questi. Nel testo si trovano descrizioni accurate di alcune metamorfosi da crisalide a farfalla, merito delle osservazioni dirette tanto acute e precise. Per molti casi, invece, il filosofo greco ammise la generazione spontanea dell’animale. È a partire dal pensiero di Aristotele che nei secoli successivi si affermò l’idea popolare che gli insetti fossero bestie diaboliche, che nascevano spontaneamente da liquami e altre sostanze in putrefazione. 

Quando la giovane Merian decise di perfezionarsi nello studio degli insetti, la sua scelta venne ritenuta da molti quantomeno bizzarra. Si preoccupava di portare nel suo laboratorio quanti più bruchi e bachi poteva, nutrendoli e osservando la loro lenta trasformazione. Osservava e disegnava uova e bozzoli, accompagnava ogni disegno con un altrettanto accurato schizzo della pianta con cui nutriva l’animale. Nel 1675 Merian raccolse le sue prime tavole e le pubblicò nel Nuovo libro di fiori. Con questo libro, sperava di agganciare il pubblico più interessato alla botanica, una vera mania dei fiori che imperversava in Europa all’epoca, specie dopo lo scoppio della bolla dei tulipani (1636)

Tra il 1679 e il 1683 diede alle stampe La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori, un’opera maestosa in cui Merian illustrò oltre 176 specie animali, dai bachi da seta alle farfalle, in ogni loro stadio di sviluppo con altrettante specie di fiori e piante di cui si cibava l’animale. Non si limitò però alla sola illustrazione: accanto a ogni tavola riportava notizie e dati circa i tempi di metamorfosi, di nutrizione e di ciclo di vita. Per i suoi interessi, per la precisione di dati e disegni, Merian è oggi considerata la prima entomologa della storia della scienza.

Nella comunità di Labadisti

Dopo vent’anni di matrimonio, a 38 anni, Merian lasciò il marito per colpa dei suoi “vergognosi vizi” come si legge nelle cronache dell’epoca. Da questo momento in poi comincerà a farsi chiamare vedova, nonostante l’ex marito fosse vivo e vegeto. Con le figlie, la madre e il fratellastro, si unì alla comunità di Labadisti, una setta di protestanti puritani, nel castello Waltha nei Paesi Bassi. Il castello era proprietà del governatore olandese del Suriname, una regione dell’America meridionale da cui giunse una delle più importanti collezioni di farfalle tropicali dei Paesi Bassi, che Merian e le figlie cominciarono a studiare in modo sempre più accurato. Nonostante il luogo fosse intellettualmente stimolante, non era ospitale. Le rigide condizioni di vita dettate dalla dottrina rendevano impossibile condurre una vita decente, e soprattutto non permettevano di dipingere, un’attività considerata troppo futile. Nel 1691 Merian lasciò la comunità e si trasferì ad Amsterdam, dove la sua fama di eminente naturalista, esperta di insetti e artista le permisero di accedere a tutte le collezioni naturaliste di importanti famiglie della città.

Il viaggio nel Suriname

Ad Amsterdam, Merian strinse solide amicizie con naturalisti, scienziati e facoltosi collezionisti. Lei e le figlie riuscivano a mantenersi con i loro disegni e commerciando colori. Dal Suriname, nel frattempo, continuavano a giungere animali e piante. Fu a questo punto che Merian cominciò a progettare un viaggio nella colonia, che inizierà nel 1699. Accompagnata dalla figlia Dorothea e da un gruppo di donne del posto, cominciò a risalire i corsi d’acqua per catalogare e disegnare quante più specie possibili di insetti e piante. Il programma della spedizione era molto ambizioso e faticoso, il clima umido non permetteva la conservazione a lungo dei campioni raccolti e quindi dovettero dipingere in fretta i loro soggetti. Ciononostante le abitanti del posto diedero a Merian moltissime notizie sulla flora e la fauna della colonia, aiutandola a collezionare nuovi dati. Oltre a interessarsi a bachi, bruchi, insetti ed altri animali, specie i rettili, dal Suriname Merian portò a casa notizie circa l’utilizzo di alcune piante medicinali. 

I lunghi cammini nelle foreste e un attacco di malaria debilitarono la salute di Merian, all’epoca del viaggio cinquantaduenne, e nel 1701 s’imbarcò per far rotta verso l’Europa. Portò con se centinaia di barattoli di bruchi, uova, serpenti e altri rettili sotto spirito. E poi ancora bulbi di fiori, semi e piante di ogni sorta, oltre che centinaia di disegni e appunti.

Le metamorfosi degli insetti del Suriname

Rientrata ad Amsterdam, Merian sistematizzò tutto il materiale raccolto durante il viaggio nel Suriname, pubblicando nel 1705 Metamorfosi degli insetti del Suriname. Il libro raccoglie in 60 tavole incise a colori tutte le osservazioni che Merian condusse nei due anni di permanenza nella colonia. Venne giudicato da molti critici una delle opere più belle e scientificamente valide dell’epoca. Lo spirito imprenditoriale di Merian si nota anche nella decisione di scrivere il libro in olandese e latino, per assicurarsi sia un pubblico maggiore sia l’autorevolezza scientifica necessaria per far circolare il testo tra i maggiori esperti dell’epoca.

Perché donna, e per di più divorziata, Merian non ricevette mai alcun sostegno economico né privato né pubblico per le sue ricerche. I libri, i viaggi, i materiali di lavoro erano tutti a spese sue. La pubblicazione del libro sul Suriname fu il colpo di grazia alla già misera ristrettezza economica in cui viveva. Ma nonostante tutto, la sua fama di naturalista e artista raggiunse persino le orecchie dello Zar di Russia, che fu un suo fervido ammiratore.

Maria Sibylla Merian morì il 13 gennaio 1717 per un attacco di cuore.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Wikimedia Commons

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Serena Fabbrini
Storica della scienza di formazione, dopo un volo pindarico nel mondo della filosofia, decido per una planata in picchiata nella comunicazione della scienza. Raccontare storie è la cosa che mi piace di più. Mi occupo principalmente di storie di donne di scienza, una carica di ispirazione e passione che arriva da più lontano di quanto pensiamo. Ora dedico la maggior parte del mio tempo ai progetti di ricerca europei e alla comunicazione istituzionale.