LIBRI

La rete invisibile della natura

Con questo libro entrerete in un mondo sorprendente e straordinario. Vi sarà chiaro che anche il più impercettibile degli interventi umani è in grado di modificare un equilibrio che si regge su connessioni sottili e delicate

“Che cos’è esattamente la natura? Sono le foreste vergini tropicali o le montagne remote mai scalate dall’uomo? O piuttosto i prati alpini pieni di fiori dove pascolano mucche del color del fango con al collo grossi campanacci? Ne fanno parte anche le miniere a cielo aperto abbandonate, nelle quali si è raccolta l’acqua dove ora gracidano a gran voce le rane?”

Peter Wohlleben, nel suo libro “La rete invisibile della natura”, cerca di rispondere a queste domande. Lo fa partendo da specie che ci sono vicine perché le incontriamo nei nostri giardini o sui nostri balconi. O da altre che sono più lontane, ma comunque note. Si tratta di lupi, orsi o uccelli migratori diventati famosi per fatti di cronaca o per l’intervento degli ambientalisti.

Le connessioni della natura

A partire da qualcosa di noto, l’autore accompagna il lettore nella narrazione delle connessioni che collegano tra loro ecosistemi apparentemente molto lontani tra loro. Leggendo si impara quanto i salmoni siano importanti per nutrire i boschi. O come le foglie perse dagli alberi che si trovano nei pressi di un fiume siano fondamentali per arricchire i mari. E come i lupi siano in grado di deviare i fiumi o i cinghiali siano legati ai lombrichi.

Legami strani e impensati, che ci fanno comprendere come gli organismi viventi siano strettamente interconnessi tra loro. Una serie di esempi che ci mettono in guardia perché ci fanno capire come pure noi, gli esseri umani, siamo parte del tutto. La nostra attività può rompere questi equilibri. Anche gli interventi a favore di una specie possono alterare l’armonia che si crea all’interno degli ecosistemi.

Il libro, pubblicato da Garzanti nel 2020, spiega molto bene le relazioni che caratterizzano gli ecosistemi. Ogni affermazione è sostenuta da osservazioni e ricerche scientifiche. Ma al contempo la narrazione scorre leggera e piacevole. È una sorta di viaggio all’interno del bosco. Dalla foresta ci si addentra all’interno della corteccia degli alberi o si penetra nel sottosuolo, inseguendo insetti o funghi fino al loro habitat naturale.

Per gli amanti della natura e in nome della ricerca

È un libro consigliato a tutti gli amanti della natura. A chi desidera camminare nel bosco con una nuova consapevolezza e con una nuova capacità di osservare.

È un libro per chi vuole comprendere qualcosa di più sul cambiamento climatico e sulla delicatezza di qualsiasi intervento che potremmo provare a compiere. È una riflessione meravigliata intorno al delicato equilibrio in cui ci troviamo inseriti.

Ma il testo è anche un grido d’allarme a sostegno di una ricerca che ancora ha tanto da scoprire sugli ecosistemi. Ci sono organismi ignoti che vivono nel sottosuolo, che sono fondamentali per la sopravvivenza di altre specie. Esistono insetti osservati una volta sola, la cui presenza andrebbe approfondita. Ci sono fenomeni accaduti in passato che andrebbero riletti, per agire con più consapevolezza nel futuro.
Ciò che impedisce l’avanzamento in questo campo è il sempre maggiore disinteresse e i sempre più esigui fondi destinati a questi temi.

Per abbandonare il nostro modo di interpretare

Il libro si colloca nel solco delle precedenti opere dell’autore, La saggezza degli alberi, La saggezza del bosco e La saggezza degli animali. Ci permette di aguzzare il senso che abbiamo più sviluppato, la vista, per osservare con occhi nuovi la natura.

È un invito ad abbandonare il nostro modo di pensare lineare e deduttivo, per concentrarci sulle relazioni.

Andando a scovare i collegamenti, le sorprese sono straordinarie e inaspettate. Le cause e le spiegazioni si fanno più robuste. Il pericolo creato dall’uomo diventa più sottile. Perfino la luce dei lampioni per la strada rappresenta una tragicità per la falena.

L’autore punta il dito contro gli interventi indiscriminati dell’uomo. È quando l’uomo cerca di trarre profitto economico o politico e va contro natura che fa i danni peggiori.
La natura sarebbe in grado di adattarsi. Perfino gli alberi potrebbero spostarsi verso territori con un clima più adatto. Ma a loro sfavore gioca la velocità di cambiamento dell’uomo moderno.

Purtroppo, l’uomo interviene con eccessiva velocità perfino negli interventi riparatori.

“Il fatto è che vogliamo vedere con mano i risultati, vogliamo toccare con mano il miglioramento e poterne usufruire”.

Ma per poter intervenire in modo opportuno occorre prima capire se gli ingranaggi della natura sono davvero rotti e in quale punto. Anche gli interventi di ripristino sono pur sempre interventi, che talvolta si tingono di caratteri brutali per la natura.

“Non sarebbe bello se almeno nelle aree protette, lasciassimo che la natura prendesse in mano il timone? Perché non confidare nel fatto che meccanismi vecchi milioni di anni possano funzionare ancora anche senza di noi?”

Il libro è assolutamente consigliato per chi si sente pronto a cambiare prospettiva. Scritto in modo semplice e efficacie, non disdegna di addentrarsi in spiegazioni più tecniche o in riflessioni profonde. Coinvolge per il suo tono emozionale e per le sensazioni che trasmette.

“Per me è più importante che comprendiate emozionalmente lo stato delle cose, così da farvi vivere un’esperienza della natura completa dal punto di vista sensoriale”.

E in questo l’autore ha raggiunto perfettamente l’obiettivo.


Leggi anche: “In altre parole”, di Fabrizio Acanfora

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.