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Uno spazio per parlare di inquinamento, biodiversità, politiche ambientali e molto altro.

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Il capodoglio che non c’è più

Lo scheletro di un capodoglio del medio Miocene ritrovato due anni fa in un sedimento nel deserto di Pisco-Ica, una regione del Perù meridionale, permette oggi di immaginare come fosse fatto e come viveva l’antenato del capodoglio moderno. È stato denominato da Olivier Lambert, ricercatore del team internazionale che ha condotto le ricerche, Leviathan melvillei, in onore di Herman Melville l’autore di Moby Dick. Aveva denti impressionanti, lunghi fino a 36 cm e con un diametro alla base di 12 cm, posizionati su entrambe le arcate della bocca. La lunghezza...
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Piccolo (talvolta) è meglio

AMBIENTE - Normalmente parchi e riserve marine sono gli strumenti migliori per preservare ecosistemi fragili e specie in pericolo. Si tratta per lo più di meravigliose e grandi aree dotate di un elevato grado di naturalità, spesso lontane dagli agglomerati urbani e il cui accesso è regolato in maniera scrupolosa. Eppure ci sono specie a rischio d’estinzione che le disdegnano, preferendo di gran lunga substrati artificiali ‘urbani’ situati in prossimità dei porti.
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Tabula rasa

C'era una volta a Ferrara, nella frazione di Sant'Egidio, l'Oasi del Poggetto. Era universalmente conosciuta come "Oasi" per il suo indubbio valore naturalistico e prendeva il nome dal vicino Santuario della Beata Vergine del Poggetto, risalente al XII secolo. L'area comprendeva maceri (un tempo utilizzati per la canapa), bacini palustri, siepi, boschi e boschetti con imponenti alberi secolari. Uno di questi maceri era poi particolarmente rilevante, trattandosi di una struttura naturale detta "gorgo" e compariva, assieme a un boschetto, già nelle mappe del 1814. Un territorio quindi strutturalmente eterogeneo, perfetto per ospitare fauna e flora tipica del territorio. Era una tenuta privata, ma rientrando tra le aree sotto la gestione di un'azienda faunistico venatoria, era adeguatamente controllata e mantenuta. Oggi, quel patrimonio naturalistico a pochi chilometri da Ferrara (città Patrimonio Mondiale dell'Umanità) non esiste più: tabula rasa, nel vero senso della parola
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Le relazioni pericolose

AMBIENTE - Vivere in acque azzurre, dieta vegetariana a base di alghe e poi rischiare la vita per l’insorgenza di un tumore. La sopravvivenza della tartaruga verde (Chelonia mydas) nell’arcipelago delle Hawaii, ma anche in Australia e ai Caraibi, è minacciata da una sindrome, nota dal 1938, la Fibropapillomatosi. La malattia è caratterizzata dalla presenza di fibropapillomi esterni, masse tumorali esterne grandi come palline da tennis.
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Visibility, la app che misura la qualità dell’aria

AMBIENTE - Nel segno della Citizen Science, ora anche i possessori di smartphone possono fare la loro parte. Una nuova app sviluppata dai ricercatori della Viterbi School of Engineering (University of Southern California) per il sistema operativo Android, permette di contribuire a monitorare l'inquinamento da polveri sottili (dai PM10 in giù)
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Salmoni OGM: chi rischia di più?

AMBIENTE - La FDA sta valutando se aprire l’era degli allevamenti ittici con uova modificate. Il rischio sarebbe prima di tutto per le popolazioni selvatiche. Parola di un veterinario. Tagliatelle al salmone affumicato, tramezzini al salmone, salmone al brandy. Dopo il tonno, il salmone è il pesce pregiato più presente sulle tavole italiane. Potremmo però un giorno dover riscrivere i menù; patè al salmone OGM o carpaccio di salmone OGM se la Food and Drug Administration (FDA) approverà l’utilizzo negli impianti ittici delle uova di salmone atlantico AquaAdvantage®, prodotte dall’azienda americana bio-tech Aquabounty
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Capodogli spiaggiati: ecco perché

Non esiste una singola causa scatenante lo spiaggiamento di 7 capodogli sul litorale foggiano tra il 10 e il 15 dicembre 2009. L’accaduto è piuttosto da riferirsi a una condizione multifattoriale. È questo il quadro che emerge dalla relazione pubblicata sul sito del Ministero dell’Ambiente, curata del dr. Sandro Mazzariol del Dipartimento di Sanità Pubblica, Patologia Comparata e Igiene Veterinaria dell’Università degli Studi di Padova. Secondo i dati raccolti e analizzati da numerosi gruppi di ricerca e di figure professionali italiani, gli animali spiaggiati si trovavano nel Mar Ionio nel...
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Il più imponente sversamento petrolifero della storia

AMBIENTE - Non è così. È molto peggio. E purtroppo non ci sono fonti certe per dire quanto peggio. Di cosa stiamo parlando? Della quantità di greggio fuoriuscita nel Golfo del Messico a partire dal funesto 20 aprile 2010, data in cui si è verificata l’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.
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Tra navi e cetacei ora c’è REPCET

AMBIENTE - Si chiama REPCET (Repérage en temps-réel des cétacés) ed è un sistema informatico creato per ridurre le collisioni tra navi e grandi cetacei e per studiarne gli spostamenti. Come funziona ? Semplice: l’avvistamento di un grande cetaceo viene trasmesso ad un server sulla terraferma dal personale di guardia delle navi. I dati raccolti sono elaborati dal server e inviati nuovamente alle imbarcazioni dotate del REPCET in forma cartografica, generando un allarme che aiuta il personale di bordo ad anticipare le potenziali collisioni e modificare velocità e direzione di spostamento della nave. Così facendo si evitano le zone in cui è alto il rischio di ‘incappare’ nell’animale.
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La carta d’identità del Mediterraneo

AMBIENTE - Jacques Cousteau, l’indimenticabile oceanografo e pioniere subacqueo, non fu grande profeta quando negli anni Sessanta dichiarò che il Mediterraneo si sarebbe ridotto a una palude senza vita entro la fine del secolo. I problemi certamente c’erano e ci sono ancora oggi; dall’inquinamento da idrocarburi, al degrado degli habitat costieri, al cambiamento climatico e l’arrivo di nuove specie [Continua...] eppure lo studio pubblicato su Plos one “La biodiversità in Mediterraneo”, al quale hanno collaborato alcuni ricercatori italiani, rivela che questo mare tanto povero non è. Sono infatti 16 mila le specie presenti tra fauna e flora. Gli autori, nelle fasi preliminari del lavoro, erano stati “cauti”: si aspettavano di trovare 8-12 mila specie. E rispetto al 1992, quando venne effettuato un censimento simile, il numero è aumentato e a tutti gli effetti stiamo assistendo a una tropicalizzazione del Mediteranno.
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