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Una finestra sul futuro. Diamo uno sguardo alle nuove frontiere della ricerca e ai protagonisti che rendono possibile il progresso della scienza.

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Robo-stormi

FUTURO - Commentando a Maggio una delle scoperte del suo team di ricerca, l'emergere del comportamento altruista in un popolazione di robot Dario Floreano affermava: Siamo in grado di prendere questo esperimento e usarlo per estrarre un algoritmo che possa essere usato per fare evolvere la cooperazione in ogni tipo di robot [...]. Stiamo usando questo algoritmo altruistico per migliorare i sistemi di controllo dei nostri robot volanti e stiamo osservando che questo permette loro di cooperare e volare in stormo con più successo di prima. Ora Floreano e colleghi hanno appena presentato ufficialmente gli ultimi (strabilianti) risultati del progetto SMAVNET alla International Conference on Intelligent Robots and Systems tenutasi a San Francisco tra il 25 e il 30 settembre. SMAVNET sta appunto per Swarming Micro Air Vehicle Networks, e usa algoritmi ispirati al mondo naturale per sviluppare software in grado di pilotare (quasi) autonomamente piccoli velivoli, in modo da ottenere un comportamento simile a quello osservato negli sciami e negli stormi di uccelli. Da tempo gli sciami attirano la curiosità dei biologi, perché da poche, semplici regole, evolutivamente fissate, seguite da ogni membro, emerge un schema coordinato molto complesso.
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Palazzo celeste

FUTURO - Dal centro di lancio satelliti di Jiuquan, nel deserto di Gobi, e dopo un rinvio dovuto all'incidente del 18 agosto scorso a un razzo vettore, l'agenzia spaziale cinese ha lanciato oggi il razzo Lunga Marcia I-F T1 che metterà in orbita il modulo Tiangong 1. Prototipo di un laboratorio spaziale, servirà a collaudare i sistemi di attracco per i laboratori orbitanti Tiangong 2 e 3 da completare entro il 2016, durante la costruzione della stazione spaziale vera e propria, abitabile dal 2020. Se le manovre riescono, fra alcuni giorni il Tiangong 1 (Palazzo celeste 1) si stabilirà a 343 km di altitudine e verrà raggiunto in novembre dalla "astronave" (1) Shenzhou 8. Al termine della missione, passerà su un'orbita più distante in attesa di altri due appuntamenti una dei quali con un equipaggio di astronauti. Dopo due anni di esercitazioni verrà fatto precipitare e bruciare nell'atmosfera. Se le manovre non riescono, verrà lanciato il "backup" Tiangong 2
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La macchina che vede quel che vediamo

FUTURO - È un lavoro che evoca scenari fantascientifici, ancora lontani, ma che potrebbero diventare una realtà concreta. Il risultato ottenuto da Shinji Nishimoto, neuroscienziato dell'Università di Berkeley, è già a dir poco sorpendente. Nishimoto e colleghi infatti sono riusciti ricostruire quale filmato un soggetto stava osservando solo in base all'attivazione cerebrale registrata con una risonanza magnetica funzionale. Come scrivono gli autori stessi nel paper pubblicato lo scorso giovedi su Current Biology "questo tipo di modelli potrebbe permettere la ricostruzione di contenuti mentali dinamici, come per esempio l'immaginazione visiva naturale," e potrebbe "essere usata per decodificare stati mentali involontari (sogni o alluncinazioni), anche se potrebbe risultare difficile determinare se il contenuto decodificato sia accurato."
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Gli scopi pacifici del laser da guerra

FUTURO - Un gruppo di ricercatori della Michigan State University, negli Stati Uniti, ha sviluppato un laser capace di rilevare ordigni artigianali, l'arma più letale in cui s'imbattono i soldati in Iraq e Afghanistan. Il laser, dall'aspetto simile a un semplice puntatore per presentazioni, ha in potenza sensibilità e selettività sufficienti da esplorare vaste zone e rilevare dispositivi esplosivi improvvisati, armi responsabili di circa il 60% delle morti tra i soldati della coalizione condotta dagli Stati Uniti (e di cui fanno parte, in Afghanistan, anche soldati italiani). Marcos Dantus, chimico, ha pubblicato i risultati del suo gruppo nell'ultimo numero di Applied Physical Letters
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La fabbrica della vita (inorganica)

FUTURO - La vita, tutta quella che conosciamo, ha qualcosa in comune. È l'atomo del carbonio: tutte le molecole organiche ne hanno almeno uno nella loro struttura. Dunque il carbonio è il mattone fondamentale della vita (consiglio anche di leggere una breve rassegna sulle definizioni scientifiche di vita fatta da Carl Sagan): quest'atomo unisce sia la capacità di legarsi con altri atomi (a seconda della forma in cui si presenta può legarsi con 4, 3 o 2 altri atomi) sia la facilità di spezzare questi legami (dunque non forma molecole troppo stabili, in grado di cambiare forma e interagire con altre molecole). Questa sua vivacità l'ha reso il "collante" più in voga nel mondo organico, tanto che non si trovano molecole organiche che fondino la loro biochimica su un altro atomo. In teoria sarebbe possibile sostituire il carbonio col silicio, spiegano gli scienziati, ma le molecole risultanti sarebbe estremamente stabili e quindi incapaci di compiere tutte quelle interazioni necessarie per la vita. Gli scienziati da anni si lambiccano il cervello: potrebbero davvero esistere forme di vita non basate sul carbonio? Se sì, bisogna spingersi fino a qualche pianeta lontano o magari sono già qui sulla nostra Terra che vivono accanto a noi e non le abbiamo mai notate?
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AIDS: giocando si impara

SALUTE - Si impara e talvolta persino si da una mano alla conoscenza scientifica. Di Foldit avevamo parlato qui e qui. Sembra proprio che il gioco partecipativo stia dando i suoi primi (e importanti) frutti. Uno dei problemi che hanno a lungo impegnato i biochimici è quello di determinare l'esatta struttura molecolare di certi enzimi importanti per il metabolismo del virus dell'AIDS. Conoscendo la loro struttura sarebbe pssibile intervenire per disattivarli. In particolare gli scienziati si sono cimentati su una famiglia di proteasi retrovirali di un virus molto simile a quello che causa l'AIDS (il Mason-Pfizer Monkey Virus, che colpisce le scimmie). Per quasi dieci anni gli scienziati hanno cercato di determinarne la struttura esatta, arrivando solo ad approssimazioni. In tre settimane un manipolo di giocatori (in gran parte senza fomazione scientifica), che sono stati citati anche come autori (insieme a Firas Khatib, primo autore che ha lanciato l'idea) nel paper pubblicato su Nature Structural & Molecular Biology, hanno risolto il problema
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#arseniclife

CRONACA - Prima un brese ripasso. All'inizio di questo inverno progressivamente la stampa era entrata in fibrillazione. Si diceva che la NASA stesse per dare un annuncio di importanza epocale. Forse gli alieni? La NASA non conferma, ma nemmeno smentisce le indiscrezioni più o meno fantasiose, rimandando il tutto a una conferenza stampa. Il 2 dicembre 2010 Felisa-Wolfe Simon, microbiologa, annuncia di avere in mano i dati, pubblicati on-line il giorno stesso su Science, che dimostrerebbero la capacità di un batterio di usare l'arsenico al posto del fosforo nei suoi processi biochimici, in particolare nella costruzione degli acidi nucleici (DNA e RNA).
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Nuovo collagene sintetico per rigenerare tessuti

FUTURO - In un significativo in avanti per la medicina cosmetica e rigenerativa, ricercatori della Rice University di Houston, negli Stati Uniti, hanno svelato un metodo innovativo per creare collagene sintetico. Il nuovo materiale, che riesce a formare un liquido nel giro di un'ora, conserva molte delle proprietà del collagene naturale, e potrebbe dimostrarsi utile come base per rigenerare nuovi tessuti e organi da cellule staminali. "Il nostro lavoro è importante per due ragioni", afferma Jeffrey Hartgerink, primo autore di un articolo sulla ricerca, pubblicato su Nature Chemistry. "Il nostro prodotto finale somiglia più da vicino al collagene naturale di tutti quelli creati in passato; inoltre, il materiale è stato realizzato attraverso un processo di autoassemblamento che è molto simile ai processi che si trovano in natura".
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La stella che non dovrebbe esistere

FUTURO - Un gruppo di astronomi italiani, francesi e tedeschi ha scoperto, a quattromila anni-luce di distanza, nel cuore della costellazione del Leone, la stella più antica finora conosciuta. Questa stella nana, situata nella nostra galassia, la Via lattea, è stata osservata grazie al Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio meridionale europeo (Eso), che non si trova in Europa, ma in Cile. La stella, un po' più piccola di un sole e probabilmente risalente a tredici miliardi di anni fa, si distingue per il suo bassissimo tenore in elementi chimici pesanti, che sono quelli sintetizzati dopo il Big Bang. I dati raccolti contraddicono i modelli teorici e gli scenari astrofisici consacrati, e sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature.
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Lo specchio fuorilegge

FUTURO - Sfruttando una nuova tecnica detta discontinuità di fase, ricercatori della Facoltà d'ingegneria e scienze applicate (Seas) dell'università di Harvard, negli Stati Uniti, hanno indotto dei raggi luminosi a comportarsi in un modo che sfida le secolari leggi della riflessione e della rifrazione. La scoperta, pubblicata questa settimana su Science, ha portato alla riformulazione delle leggi matematiche che predicono il cammino di un raggio di luce che rimbalza su una superficie o che viaggia da un mezzo all'altro - per esempio, dall'aria al vetro. "Usando delle superfici specificamente progettate, abbiamo creato gli effetti di uno specchio distorcente su una lastra piana", spiega l'italiano Federico Capasso, che insegna fisica applicata e ingegneria elettrica al Seas. "La nostra scoperta porta l'ottica in un nuovo territorio e apre le porte a interessanti sviluppi nella tecnologia fotonica".
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