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LA VOCE DEL MASTERSPORT

I “colpi di testa” non fanno tanto bene

LA VOCE DEL MASTER - Con più di 265 milioni di giocatori in tutto il mondo, il calcio è lo sport più popolare del mondo: tuttavia, palleggiare spesso con la testa mette a rischio la salute del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’ Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University. Lo studio, pubblicato sulla rivista Radiology, ha riscontrato che i calciatori dediti a questa pratica hanno anomalie cerebrali molto simili a quelle riscontrate in pazienti che hanno subito lievi traumi cranici. I ricercatori hanno utilizzato tecniche avanzate di imaging cerebrale (MRI) per analizzare 37 adulti di età media 31 anni, giocatori di calcio a livello amatoriale. I soggetti si erano dedicati a questo sport sin dall’infanzia, e nell’anno precedente lo studio avevano giocato regolarmente per circa dieci mesi su dodici
CULTURALIBRI

LIBRI – Essere intelligenti è una malattia?

“Non conosco nessuno sprovvisto di cervello. È un organismo molto utile. Anche chi perde la testa se ne serve tutti i giorni... Paradossalmente, siamo perfettamente in grado di usarlo pur non sapendo davvero come funzioni. Certo, tutti abbiamo una vaga idea di cosa sia: è costituito da due emisferi, a loro volta composti da neuroni che generano segnali elettrici e la cui attività ci permette di svolgere le nostre molteplici azioni quotidiane. Ma a parte questo? Si può ridurre a così poco una struttura che è stata descritta come l'entità più complessa dell'universo? Ovviamente no, lo capite anche voi...”

Luce che cura

C’è chi passa due ore ogni giorno sotto la doccia per la costante sensazione di essere sporco, c’è chi non riesce ad allontanarsi da casa per il bisogno di chiudere ripetutamente la porta, c’è chi ha bisogno di scusarsi in continuazione, di sistemare le penne in maniera simmetrica o di dover rifare centinaia di volte il caffè alla macchinetta per il terrore che sia avvelenato.

Stimoli per la mente

Avete mai fatto caso a quanto tempo vi serve per fare un calcolo a mente, a quante volte riuscite a dare la soluzione corretta o a quanta fatica si faccia a fare simili operazioni? Riuscire ad elaborare i dati necessari a un calcolo matematico a mente è una delle operazioni più complesse che possiamo affidare al nostro cervello e non sempre la soluzione arriva corretta ... quando arriva. Prestazione migliorabili? Secondo Roi Cohen Kadosh dell’Università di Oxford sembrerebbe proprio di si.

Errori di grammatica? Li notiamo anche inconsciamente

“Sto lavorando duro per prepariamo errore il mio prossimo.” Distratto dal telefono, assorbito da un’email, dopo una breve occhiata il nostro cervello sarà comunque in grado di notare gli errori grammaticali presenti nella frase precedente, anche se non ne siamo consapevoli.

Al cervello il ritratto piace più del paesaggio

Un team di ricercatori della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia di Roma ha analizzato la reazione del cervello delle persone di fronte ai capolavori esposti alla mostra del Vermeer e dei suoi contemporanei e, successivamente, ai dipinti religiosi di Tiziano. Due studi, risultati omogenei, che dimostrano come il cervello reagisca con intensità diversa alla vista di un ritratto o di un paesaggio.

Imparare? Danneggia il DNA

SALUTE - L’attività dei neuroni legata all’apprendimento sembra essere responsabile di un danno al DNA, secondo uno studio pubblicato online su Nature Neuroscience. Un gruppo di ricerca del Gladstone Institute of Neurological Disease, in California, ha esaminato l’occorrenza di un particolare tipo di lesioni del DNA nel cervello di topi in condizioni normali e patologiche. Questo tipo di danno, la rottura a doppio filamento, è considerato uno dei fattori coinvolti nell’invecchiamento cognitivo e in alcuni disturbi neurodegenerativi, come l’Alzhei

I cani rubano al buio

Sapersi mettere nei panni dell'altro comprendendone il punto di vista è una capacità unica, tipica solo dell'essere umano e dei primati. Questo è quello che gli psicologi hanno creduto fino ad oggi.
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Gli “universali” del cervello che legge

CRONACA - I circuiti attivati nel cervello per leggere un testo in cinese e uno in francese, o in un’altra lingua alfabetica, sono gli stessi, come hanno dimostrato i ricercatori guidati da Stanislas Dehaene del National Institute of Health and Medical Reserach in Francia in uno studio pubblicato su PNAS . Identiche inoltre non sono solo le aree coinvolte ma anche i due network, quello visivo e quello motorio, presi in considerazione dallo studio, anche se con intensità differenti tra ideogrammi e alfabeto. Aver considerato occhio e mano – e non udito, come nelle ricerche precedenti – ha quindi permesso di dare una svolta ai circuiti cerebrali in funzione e alle caratteristiche universali della lettura. Per comprendere meglio questi processi e i risvolti pratici dello studio abbiamo intervistato Alfonso Caramazza, direttore del Laboratorio di neuropsicologia cognitiva dell’Università di Harvard e del Centro Interdipartimentale Mente–Cervello dell’Università degli Studi di Trento.

Penso, dunque muovo

SALUTE - Un interfaccia uomo-macchina non ha mai funzionato così bene come nel caso di Jan Scheuermann, una donna di 53 anni che, dopo la diagnosi di una forma di degenerazione spinocerebellare avvenuta tredici anni fa, è rimasta completamente paralizzata dal collo in giù. Nel 1996 Jan era mamma di due bimbi piccoli e conduceva una vita familiare e lavorativa completamente normale, in California. Un giorno, però, sentì le gambe cedere. I muscoli facevano fatica a reggerla in piedi. Due anni dopo aveva già bisogno della sedia a rotelle, e fu in quel momento che i medici le diagnosticarono la malattia che inevitabilmente avrebbe causato una progressiva degenerazione delle connessioni tra il cervello e i muscoli
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