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Il cervello che prova dolore

Il dolore ha a che fare con il nostro cervello e per questo chi se ne occupa e si prende in cura di pazienti che soffrono di dolore cronico ha solitamente l’aspetto del neurologo, o dell’algologo, il medico specializzato nella terapia del dolore, sia acuto sia cronico.
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Terapia del dolore #2: tolgono il dolore, ma fanno paura

Farmaci tosti, confusione, paure: sono gli elementi che allontanano chi soffre di dolore cronico da una soluzione al loro problema. In Italia più volte si legge che manca una rete di riferimento, una figura professionale a cui rivolgersi e il paziente resta solo, magari incompreso. Ne abbiamo parlato precedentemente su OggiScienza con Franca Benini, per dare voce al suo progetto e tracciare una sintesi del panorama attuale.
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Ciò che non uccide, fortifica?

Il dolore fa bene: ciò che non uccide ti dà forza. Quante volte lo abbiamo sentito o detto a qualcuno che soffre, nella speranza di aiutarlo a resistere? È un problema culturale capace di ammorbidirsi solo davanti a pazienti al limite della sopportazione: oncologici, malati terminali.

Soffrire di meno cancellando il ricordo

CRONACA - In un film del 2004, Eternal sunshine of the spotless mind, tradotto in italiano con l'orrido titolo "Se mi lasci ti cancello", la protagonista ricorreva a una clinica un po' particolare per farsi cancellare dalla memoria una precedente storia d'amore. La possibilità di cancellare dei ricordi dalla mente di una persona è meno fantascientifica di quanto sembri: alla luce di un recente studio di un'università canadese, sembra che si sia arrivati a cancellare dai neuroni le tracce lasciate da eventi dolorosi precedenti, e che influiscono sulla percezione del dolore

PKMZeta, dolore e memoria

NOTIZIE - PKMzeta, una molecola mica da poco. Ricordate il film “se mi lasci ti cancello” (o per gli amanti del fumetto le pilloline rosse e blu che Jill Bioskop ingurgitava ne “La donna trappola” di Enki Bilal)? La PKMzeta un giorno potrebbe essere la chiave per cancellare dalla testa memorie dolorose, o il dolore stesso. Già era noto il ruolo di questa proteina nel rafforzare la connessione fra due neuroni, il meccanismo fisiologico alla base della memoria in generale - esemplari in questo senso gli esperimento di Todd Sacktor che nel 2006 è riuscito a cancellare memorie ben di lunga data nel cervello dei topi e quest’anno è riuscito a far riemergere, sempre nei topi, ricordi ormai perduti -. Ora un recente lavoro, pubblicato sul Journal of Neuroscience e condotto da Marina Asiedu e Dipti Tillu dell’Università dell’Arizona. dimostra che questa proteina è implicata anche nel processo fisiologico che dopo un intenso dolore fisico rende localmente il sistema sensoriale sensibile al dolore per un certo periodo.
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