archivepetrolio

Quella sporca dozzina

C’è un po’ di tutto – dagli incidenti nucleari ai cambiamenti climatici – nella mappa dei 12 maggiori crimini contro l’ambiente stilata dalla fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation), il cui obiettivo è promuovere l’istituzione di un tribunale penale europeo per i reati ambientali.

Keystone Pipeline, Obama è al bivio

È ormai da qualche mese che negli Stati Uniti, tra ambientalisti e multinazionali del petrolio è battaglia aperta sul completamento del Keystone Pipeline, l’oleodotto che dovrebbe portare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose del Canada fino alle raffinerie del Golfo del Messico.

Calcolare l’incalcolabile

AMBIENTE - 4,5 miliardi di dollari di multa per circa 5 milioni di barili di petrolio dispersi in mare. Il più alto risarcimento nella storia degli Stati Uniti per il peggior disastro dell’industria petrolifera: l'esplosione della piattaforma BP Deepwater Horizon nel Golfo del Messico è una storia di tristi primati. Il dramma degli eventi accaduti a partire dal 20 aprile 2010 (qui un’ottima sintesi) non è affatto risolto, come era d’altronde prevedibile. In realtà di questo dramma la comunità scientifica (ma non solo essa) ha ancora molto da comprendere, nonostante sia stata prodotta, da due anni a questa parte, una quantità notevole di documenti relativi all’accaduto. Per necessità di sintesi mi limiterò a tracciare alcune evidenze relative agli impatti ambientali di questo disastro. Iniziamo con le certezze. Questo è uno tra i primi studi che inchiodano la BP quale responsabile della contaminazione del Golfo del Messico: un team di scienziati americani ha infatti usato gli idrocarburi policiclici aromatici come “impronte digitali” del grezzo fuoriuscito dal giacimento sottomarino detto Macondo per dimostrare che i composti tossici accumulati nello zooplancton pescato nel Golfo del Messico settentrionale sono effettivamente riconducibili all'incidente. A chi si stia chiedendo quali siano gli effetti diretti di tali contaminanti, nel limite dell’incertezza del caso, posso segnalare la ricerca che suggerisce come le comunità planctivore si siano dimostrate resilienti all’accaduto anche in relazione al fatto che gli effetti negativi diretti, dovuti all’esposizione al grezzo, sono stati compensati da una diminuzione della predazione.

Rischio trivella selvaggia

AMBIENTE - La caccia all'oro nero nazionale continua. Dopo l’autorizzazione ministeriale firmata da Corrado Clini che permetterà all’azienda irlandese Petroceltic le trivellazioni al largo delle Isole Tremiti, lo sviluppo degli idrocarburi nazionali prosegue nella Strategia energetica nazionale. Stando alle bozze che circolano in questi giorni ci sono ben 5 zone individuate per le ricerca ed eventuale estrazione del petrolio italiano: val Padana, l’Alto Adriatico, l’Abruzzo, la Basilicata e l’off-shore Ibleo. A essere più a rischio sono le acque marine

Riparte la caccia all’oro nero, a rischio le coste italiane

AMBIENTE - Trentamila chilometri quadrati di mare rischiano la realizzazione di nuove piattaforme petrolifere. L’allarme è lanciato da Legambiente che nel recente rapporto “Un mare di trivelle” ha fotografato la situazione della trivellazione marina nel nostro Paese. A guidare l’assalto sarebbero soprattutto le compagnie petrolifere straniere, attirate dalle condizioni molto vantaggiose per la ricerca e l'estrazione del petrolio. Al 31 maggio 2011 l'Italia ha rilasciato 117 permessi di ricerca di idrocarburi: 92 in terraferma e 25 in mare. Nuove trivelle che potrebbero, quindi, aggiungersi alle 9 piattaforme attuali. E il numero potrebbe aumentare ulteriormente: ci sono infatti 39 nuove richieste di ricerca al vaglio.

Kafka, gli orsi polari e i Monty Python

AMBIENTE - Nel 2001 Ian Thomas era stato licenziato in tronco perché sul sito dell’US Geological Survey, per il quale lavorava, aveva messo la mappa con i luoghi dove le caribù vanno a partorire nell’area 1002, un pezzo della Riserva nazionale artica, in Alaska, che il presidente George W. Bush destinava ai petrolieri. La sanzione ha scoraggiato molti suoi colleghi dal pubblicare alcunché di sgradito, con l'amministrazione Obama però, le cose sarebbero cambiate. Il mese scorso infatti era il governo canadese ad impedire alla genetista Kristi Miller di parlare con i giornalisti della sua ricerca, uscita su Science, sul declino dei salmoni nel fiume Fraser, in un'altra zona minacciata dall'estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose. Poi è scoppiato il caso di Charles Monnett, il biologo del Bureau of Ocean Energy Management, Regulation and Enforcement (BOEMRE) in Alaska.

La canna da zucchero che rinfresca l’aria

LA VOCE DEL MASTER- Il Brasile non è solo la terra del carnevale, della samba e del caffè. Grazie a strategie avviate in seguito alla crisi petrolifera del 1973, è diventato anche il paese del biocarburante e oggi è leader mondiale indiscusso nella produzione di biocombustibili da canna da zucchero. Un modo pulito di produrre energia che, oltre a limitare lo sfruttamento di fonti non rinnovabili, come gas e petrolio, riduce di molto le emissioni di anidride carbonica. E i benefici per l’ambiente non si esauriscono qui. Stando a una ricerca pubblicata sull’ultimo numero della rivista "Nature Climate Change", la riconversione in canna da zucchero di altre coltivazioni, soprattutto soia, è in grado di raffreddare il clima locale

Marea nera in Mar Rosso

AMBIENTE - Un mese fa l'incidente di una piattaforma petrolifera ha riversato una chiazza di petrolio su 50 chilometri di costa egiziana, vicinoHurghada. Ma la vicenda è stata insabbiata. Inchiesta di Oggi Scienza
1 2 3 4
Page 3 of 4