archivescienze cognitive

Le conseguenze della metafora

NOTIZIE - A prima vista le conclusioni possono sembrare un po’ ovvie: le metafore che vengono usate per descriverlo alterano fortemente le opinioni che possiamo avere su un dato argomento. In realtà la ricerca pubblicata ieri da Lera Boroditsky e Paul Thibodeau della Stanford University mette in evidenza alcun effetti piuttosto singolari, che potrebbero essere efficacemente usati per persuadere la gente a pensarla in un certo modo (il che non è necessariamente un bene).

Numeri e lettere

NOTIZIE - Preferite 373863 o 7245346? Che razza di domanda, mi chiederete. “Beh, se proprio bisogna rispondere qualcosa, direi uguale” immagino possa essere la risposta tipica. Esattamente quella che hanno dato 27 volontari tedeschi a Sascha Topolinski, ricercatrice dell’Università di Wurzburg. Altri 38 volontari invece, alla stessa domanda, dopo però aver digitato gli stessi numeri sulla tastiera di un cellulare, preferivano decisamente la prima serie (apparentemente) casuale di numeri. Come mai?

Psicofisica online

[Un esempio degli stimoli usati da Gemaine (crediti: Cognition)] NOTIZIE - Le controindicazioni sono tante: generalmente gli esperimenti comportamentali sulle funzioni cognitive richiederebbero set sperimentali e condizioni molto rigide, pena l’introduzione di errori sistematici nei dati che minano la validità dei risultati. La contropartita è però il numero molto alto di partecipanti, che permette di controllare statisticamente questi bias. L’iniziativa di Laura Gemine, scienziata cognitiva della Harvard University (che lavora con scienziati del calibro di Ken Nakayama, un vero e proprio guru delle scienze cognitive) è comunque degna di nota. La ricercatrice infatti si è inventata e dirige il sito “Test my Brain”, dove gli scienziati possono pubblicare una versione interattiva e online degli esperimenti relativi alle loro ricerche e raccogliere così dati da numerosi soggetti. Provate a fare un giro sul sito e magari partecipate a qualche prova.

Scienziati narcisi

NOTIZIE - I risultati dello studio non sono sorprendenti, ma questo è il primo lavoro che cerca (e trova) una correlazione fra i tratti di personalità e la tendenza a imbrogliare in ambito accademico. Pubblicato di recente sulla rivista scientifica Personality and Individual Differences, il lavoro casca a fagiolo anche visto il recente scandalo dello studio sull’RNA della drosofila ritirato dalla pubblicazione sulla rivista Cell (solo l’ultimo di una serie infinita di casi)

Fedeli alla marca

NOTIZIE - C’è l’adolescente che va in depressione se non gli coprano i jeans della marca giusta, il fanatico dell’iQualsiasicosa, ma anche chi soffre intensamente per la morte della rockstar preferita. Secondo lo studio pubblicato sul Journal of Marketing questi altro non sono che esempi di “attaccamento al brand” (che in inglese significa sia marca che prodotto specifico di una certa marca). Questo attaccamento se opportunamente manipolato, sostengono i numerosi autori della ricerca (qui trovate il testo e la lista completa) può spingere il consumatore a scelte irrazionali, come spendere di più del dovuto, farsi chilometri e chilometri per procurarsi l’oggetto e più in generale immolarsi in una qualche forma di sacrificio nel nome della lealtà al prodotto. Confessatelo, anche voi avete qualche marca-mania. Io lo ammetto, sulle scarpe per esempio ho avute delle preferenze marcate, amaramente disilluse e ci ho messo degli anni a farmene una ragione.

L’intelligenza di gruppo esiste (ed è femmina?)

NOTIZIE - In un’epoca in cui i gruppi sembrano spesso esibire un alto grado di stupidità, lo studio pubblicato oggi su Science, rappresenta una speranaza: l’intelligenza collettiva esiste. Ma non solo. Stando alle misure effetuare da Anita Williams Woolley , dell’Università Carnegie Mellon, e colleghi questa intelligenza di gruppo è una proprietà che sta sopra all’individuo, è solo lontanamente collegata all’intelligenza media degli individui che compongono il gruppo ed è invece più marcatamente legata con il senso sociale medio del gruppo, la capacità di distribuire equamente i turni quando si tratta di prendere la parola, e udite udite, la percentuale di femmine nel gruppo. Guarda un po’.

Mind games

NOTIZIE - Ma chi lo dice che la scienza non paga. C’è chi dei propri studi sulla neuroplasticità cerebrale ha fatto un business redditizio. Micahel Merzenich è un neuroscienziato statunitense che da qualche anno ha fondato un’azienda privata nel settore del brain training (giochi, per lo più al computer, per esercitare il cervello). Posit Science, secondo Merzenich, offre al pubblico dei giochi in grado di innalzare le facoltà visive e uditive. Oggi Posit Science inaugura la sua ultima novità: Brain Odissey, un social network per innalzare le facoltà cognitive.

Lingua straniera for dummies

NOTIZIE - La mia insegnante d'inglese delle medie era dunque perfetta. “De chet is on de teible”: il suo accento italiano faceva sorridere persino noi asinacci. Eppure a quanto si legge sulla ricerca pubblicata qualche giorno fa sul Journal of Psycholinguist Research, sarebbe più facile imparare una seconda lingua (e non solo quella) da un insegnante con un accento simile al nostro. Niente più vacanze studio a Oxford dunque, meglio il corso fai-da-te dell'associazione sotto casa, almeno così pensano Zohar Eviatar e colleghi dell'Università di Haifa.

Il punto di contatto fra olfatto e vista

NOTIZIE - Olfatto e vista interagiscono, al punto che gli odori che percepiamo possono influenzare le immagini che vediamo. In generale il nostro sistema sensoriale integra le informazioni provenienti da tutti i 5 sensi in modo da formare un’immagine multisensoriale del mondo. Finora non si erano osservati legami chiari fra olfatto e vista. Il primo è considerato il più antico dei nostri sensi, basti osservare l’anatomia delle aree deputate all’analisi degli stimoli olfattivi che si trovano negli strati più profondi del cervello, quello che gli scienziati chiamano cervello rettile, la zona filogeneticamente più antica. La vista invece rappresenta dal punto di vista evolutivo l’ultimo dei sensi, quello più sofisticato (per l’essere umano inoltre è la maggior fonte di informazione sul mondo circostante.) Anche le aree in cui sono localizzati nel cervello sono molto distanti, per cui gil scienziati si chiedevano se potesse aver luogo un’integrazione fra sensi così distanti da ogni punto di vista
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