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Sete e fame

AMBIENTE - Settimana mondiale della siccità sarebbe stato un nome più azzeccato, data quella in corso nel corno d'Africa, in Siberia orientale, nel sud-est degli Stati Uniti e in Messico, a Samoa e isole circostanti, nella parte più densamente popolata della Cina e mi fermo per non sconfortare chi rientra fresco e pimpante dalle vacanze. La Consulta internazionale per la ricerca agronomica (CGIAR) ha messo on line la documentazione su risorse idriche, ecosistemi e agricoltura, più una sintesi ampia e una stringata. Per alcuni paesi, africani soprattutto, i dati non sono molto aggiornati. Gli altri peggiorano un po' tutti: dall'inizio del secolo ogni anno da 5 a 10 milioni di ettari di terre coltivabili sono rese improduttive dal degrado dell'ecosistema; la carenza d'acqua non inquinata contribuisce all'aumento dei prezzi e delle persone che patiscono la fame. Tutto prevedibile, insomma

Tabula rasa

C'era una volta a Ferrara, nella frazione di Sant'Egidio, l'Oasi del Poggetto. Era universalmente conosciuta come "Oasi" per il suo indubbio valore naturalistico e prendeva il nome dal vicino Santuario della Beata Vergine del Poggetto, risalente al XII secolo. L'area comprendeva maceri (un tempo utilizzati per la canapa), bacini palustri, siepi, boschi e boschetti con imponenti alberi secolari. Uno di questi maceri era poi particolarmente rilevante, trattandosi di una struttura naturale detta "gorgo" e compariva, assieme a un boschetto, già nelle mappe del 1814. Un territorio quindi strutturalmente eterogeneo, perfetto per ospitare fauna e flora tipica del territorio. Era una tenuta privata, ma rientrando tra le aree sotto la gestione di un'azienda faunistico venatoria, era adeguatamente controllata e mantenuta. Oggi, quel patrimonio naturalistico a pochi chilometri da Ferrara (città Patrimonio Mondiale dell'Umanità) non esiste più: tabula rasa, nel vero senso della parola