I risultati, pubblicati sulla rivista Oncotarget, dimostrano infatti che una buona risposta al trattamento con chemioterapia e trastuzumab si ottiene solo se nei tumori vi è una bassa espressione di TAZ, mentre livelli elevati di TAZ sono correlati ad un basso tasso di risposte al trattamento.
“Sebbene questa non debba essere presa come l’ultima parola a riguardo, è fondamentale infatti riuscire a predire una buona risposta al trattamento medico, che deve essere in grado di far scomparire la lesione tumorale per permettere alla chirurgia di essere più efficace e meno invasiva, e i risultati che abbiamo ottenuto in questa fase clinica sono assai rilevanti, perché confermano test preclinici precedenti frutto di anni di lavoro” spiega Marcello Maugeri-Saccà, ricercatore presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena.
Quello che i ricercatori hanno scoperto studiando pazienti oncologici con una neoplasia mammaria a uno stadio precoce, è infatti che questa proteina agisce sulle cellule staminali tumorali proteggendole dalla chemioterapia e quindi misurare la quantità di TAZ nel singolo individuo può aiutare i medici a capire se il paziente trarrebbe un beneficio significativo dalla terapia pre-chirurgica.
I ricercatori in particolare hanno indagato la relazione tra la presenza della proteina TAZ e il tipo di risposta alla terapia pre-operatoria in pazienti con tumore al seno HER2-positivo, una forma di tumore alla mammella particolarmente aggressiva, con una progressione più rapida della malattia e una maggior incidenza in donne giovani. Questo studio è particolarmente interessante per queste pazienti, considerata l’eterogeneità biologica della malattia HER2-positiva e la correlata diversa risposta alla terapia tra i due principali tipi di tumore mammario HER2-positivo. In questo contesto è dunque fondamentale sapere in precedenza se attendersi una buona risposta a un’eventuale terapia pre-chirurgica.
“L’obiettivo è che questi risultati si traducano presto in routine clinica – spiega Maugeri-Saccà – ma perché ciò accada è necessario ancora del tempo. Sono due i protocolli a oggi in fase di stesura: anzitutto validare il valore predittivo di TAZ in modo prospettico, il che significa ampliare lo spettro di pazienti presi come campione in modo che risulti siano statisticamente significativo; secondo, proseguire con trial clinici dove si modula l’espressione dell’oncoproteina a livello farmacologico. Ovviamente l’unità di misura di procedure come queste si misura in termini di anni.”
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