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Come il cervello del moscerino distingue la puzza dal profumo

14598917495_711b94a163_zSCOPERTE – Che un odore sia piacevole o sgradevole, non è solo una questione di gusti. E non è un dettaglio nella vita degli animali e, almeno storicamente, nemmeno nella vita dell’uomo. Per un animale distinguere un buon odore da una puzza può voler dire avere l’opportunità di accoppiarsi oppure di salvarsi la vita accorgendosi dell’avvicinarsi di un predatore o evitando di mangiare un cibo tossico.

Recentemente i ricercatori del Max Planck Institute for Chemical Ecology hanno potuto capire dove risiede la codifica dell’intensità e della qualità degli odori nel cervello della drosofila, meglio nota come moscerino della frutta, e usatissima come modello di studio che precede l’essere umano. Il team di ricerca ha ottenuto una mappa spaziale di questa parte del processo olfattivo del moscerino mostrando che il tutto avviene nel corno laterale, che può essere suddiviso in tre regioni, ognuna delle quali rappresenta una categoria di odori, come buono e cattivo o leggero e forte.

A seconda dell’informazione da processare, infatti, si attivano le tre specifiche zone del corno, una quando si tratta di un profumo, un’altra per gli odori disgustosi e la terza per definire l’intensità.
I ricercatori credono che le funzioni inaspettate del corno laterale possano essere comparate con le funzioni dell’amigdala nei vertebrati, che è fortemente connessa alla valutazione emotiva delle situazioni e dei rischi e ci protegge, scatenando paura e aggressività, dalle situazioni pericolose.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: John Tann, Flickr

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