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La musica che ci emoziona velocizza la memoria

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SCOPERTE – “Spegni la musica quando fai i compiti”: non so da voi, ma a casa mia, quando ero ragazzina, era il ritornello quotidiano di tutti i pomeriggi. Perché, in genere, i nostri genitori credevano che i rumori di qualsiasi tipo, dalla tv alla musica, potessero interferire con la nostra capacità di concentrarci e di memorizzare.

Gli effetti della musica di sottofondo nei processi mentali come la memorizzazione sono sempre stati controversi e lo sono tuttora. Tant’è vero che nonostante sia dimostrato un effetto positivo della musica durante compiti motori (aiuta la performance atletica), sembra, invece, più dubbio il suo effetto in altri compiti cognitivi. Già nel 2007 Dalton e Behm avevano chiarito che ascoltare musica mentre si guida riduce notevolmente lo stress e l’aggressività del guidatore, ma interferisce quando le condizioni stradali che richiedono attenzione e concentrazione.

Oggi, però, una ricerca realizzata dal Milan Center for Neuroscience dell’Università di Milano-Bicocca potrebbe ribaltare almeno le credenze di molti genitori, assicurando che una musica emozionante, così come il silenzio, è capace di stimolare la memoria. Non un rumorino rilassante di onde marine o di brezza tra gli alberi, non una musica felice, ma una vera musica commovente.

L’esperimento, condotto su 54 studenti universitari non musicisti, si è svolto in più fasi: nella prima fase di training i volontari hanno osservato 56 volti sconosciuti associati di volta in volta a musica jazz e a suoni naturali, come le onde del mare. In seguito hanno osservato 300 volti in silenzio, oppure con un sottofondo di rumore di pioggia, di musica gioiosa o commovente. Nell’ultima fase i volontari erano chiamati a vedere altre 300 facce, di cui 200 già viste nei passaggi precedenti e di indicare quali fossero quelle già note e quali invece le nuove. Questo compito è stato svolto in silenzio.

I risultati, pubblicati su Nature Scientific Report, hanno indicato chiaramente che i partecipanti non solo avevano un ritmo cardiaco più accelerato, ma sono stati anche più veloci e  più efficienti nel riconoscere facce già viste quando osservavano in silenzio o accompagnati da musica emozionante. Pare, invece, che pioggerellina e onde, così come la musica più gioiosa, abbiano interferito con il compito.

Ma perché questo accade? L’ipotesi della coordinatrice dello studio Alice Mado Proverbio è che “l’ascolto di musica toccante sia in grado di modificare la percezione visiva dei volti legando le caratteristiche del viso a informazioni uditive e carica emotiva generata dalla musica. Ciò potrebbe voler dire che l’ascolto di un certo tipo di musica produce una codifica della memoria più profonda”.

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: chiarashine, Flickr

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