Le macchine e il lavoro del futuro
Ovvero, come le macchine si stiano evolvendo al punto da mettere a rischio centinaia di professioni tradizionali. Quali opportunità nasceranno da questo profondo cambiamento?
TECNOLOGIA – Uno dei timori più grandi relativi al progresso tecnologico è, da sempre, che le macchine si evolvano al punto di rimpiazzarci in quasi tutte le attività lavorative che svolgiamo. Si tratta di una prospettiva ben poco attraente e, in molti casi, già assai concreta. Secondo il futurologo Jerry Kaplan, tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere anche in questo caso. Se da una parte è allarmante la prospettiva che milioni di posti di lavoro vengano cancellati dall’introduzione di macchine evolute, Kaplan ritiene che molte nuove possibili occupazioni sorgeranno con l’avvento delle nuove tecnologie.
Ciò che davvero è a rischio, secondo Kaplan, sono i lavori ripetitivi, che richiedono modeste capacità e che sono, per loro natura, facilmente rimpiazzabili. Quindi, nell’opinione dello studioso, uno dei problemi da affrontare sarà la ricerca di un lavoro che richieda una maggiore creatività o originalità. Lo stesso Kaplan ammette che non è da trascurare l’ipotesi di un futuro in cui da una parte ci sarà una ristretta élite che possiede robot tuttofare, e dall’altra uno sterminato esercito di disoccupati. Chi può dunque, al giorno d’oggi, ritenere sicura la propria occupazione?
Secondo quanto riportato da un articolo della BBC, a rischiare non sono solo autotrasportatori, commessi, operai metalmeccanici o taxisti, e in generale tutti coloro che svolgono attività pesanti o ripetitive. Nell’elenco delle professioni in bilico, infatti, ci sarebbero anche quelle del giornalista e del medico. In effetti i robot medicali, come ad esempio il Sistema chirurgico Da Vinci, sono già diffusi ormai da diversi anni, e se per il momento vengono manovrati da un medico, non si può escludere che in futuro siano in grado di eseguire autonomamente gli interventi.
Nemmeno sul versante della carta stampata c’è da stare allegri: sono già disponibili, infatti, alcuni software in grado di raccogliere dati sulla rete e trasformarli in articoli consistenti e intellegibili. Un esempio è Quill, un algoritmo che utilizza tecniche di intelligenza artificiale in grado di interpretare informazioni grezze, come dati numerici, statistiche, grafici, e generare descrizioni e spiegazioni in linguaggio naturale.
Come orientarsi, dunque, nella scelta di una professione che possa resistere agli sconvolgimenti di quella che si preannuncia essere, a tutti gli effetti, una imminente Quarta Rivoluzione Industriale? Alcuni preziosi consigli arrivano direttamente dal World Economic Forum, che individua anzitutto i campi tecnologici in crescita più rapida: la robotica avanzata, i sistemi di trasporto autonomo, l’intelligenza artificiale, il machine learning, la genomica, i materiali innovativi e le biotecnologie.
Entro il 2020, gli sviluppi in questi ambiti determineranno una trasformazione profonda della società: alcuni lavori scompariranno, altri cresceranno a dismisura e molti altri che oggi neppure esistono si diffonderanno enormemente. Nel rapporto The Future of Jobs vengono riportati i risultati di un sondaggio condotto tra i responsabili delle risorse umane delle principali aziende in tutto il mondo, a cui è stato chiesto quali saranno nel 2020 le principali competenze e abilità richieste a chi cerca un lavoro in una società così mutata e complessa.
Al primo posto si riafferma, e probabilmente non è una sorpresa, la capacità di affrontare e risolvere problemi complessi. La capacità di esercitare un pensiero critico passa dal quarto posto nel 2015 al secondo posto nel 2020. La vera sorpresa (forse non per tutti) è il balzo in avanti della creatività, che passa dal decimo al terzo posto, staccando la capacità di coordinarsi con gli altri e di gestire persone, doti ritenute indispensabili e fondamentali a tutt’oggi. Come a dire: se non avete un lavoro, più che cercarvelo, potrebbe essere il caso di inventarvelo nuovo di zecca.
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