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Se un premio Nobel 2013 boicotta Nature, Cell e Science

Le riviste scientifiche prestigiose fanno una selezione dei paper totalmente artificiale, limitando il numero di quelli che vengono accettati in base ai propri interessi di marketing: una policy che alimenta la domanda, ma compromette il livello della ricerca.

Peer-review: ricercata, viva o morta.

Giusto una settimana fa una serie di articoli pubblicati sulla rivista Science, guidati dalla massiva indagine condotta da John Bohannon, ha portato di nuovo l'attenzione, tanto del grande pubblico come anche degli scienziati, su un argomento che da parecchio tempo è in discussione: come valutare la scienza?

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Nella ricerca, se parti forte arrivi lontano…

Cosa rende uno studente promettente in uno scienziato di successo? Come si può, quindi, prevedere se un giovane ricercatore avrà una brillante carriera accademica oppure se non otterrà importanti risultati scientifici? In un periodo di difficoltà economica, in cui, almeno nel nostro Paese, i finanziamenti per la ricerca vengono elargiti con il contagocce, uno strumento in grado di valutare in anticipo i futuri ricercatori potrebbe essere utile per indirizzare le risorse disponibili verso i più promettenti.

La wikificazione di PLoS

POLITICA - Qualche giorno fa, il 29 marzo, la rivista Plos Computational Biology ha iniziato un esperimento. Facciamo una premessa: già da un po' la comunità scientifica sta portando avanti una profonda riflessione sul processo di pubblicazione degli articoli scientifici. Per ora il modello imperante è quello della peer-review (revisione paritaria) classica, che possiamo qui definire "statica". In soldoni: uno scienziato o un gruppo di ricerca "sottomette" un articolo, frutto di una ricerca, a una rivista scientifica, che si preoccupa di individuare un certo numero di revisori (persone esperte nel campo, altri scienziati cioè) che "fanno le pulci " al lavoro, chiedendo eventualmente ulteriori chiarimenti, esperimenti, o arrivando persino a rigettare la ricerca se alla fine della revisione non incontra i criteri stabiliti. Nella versione pù classica del peer-review (doppio cieco) gli autori non conoscono i revisori e i revisori non conoscono gli autori (e non sanno chi sono gli altri revisori).
IL PARCO DELLE BUFALE

Carta canta?

IL PARCO DELLE BUFALE - Dopo più di 13 anni il "metodo Di Bella" continua a essere tenuto a galla dai media. Recentemente Il Giornale ha dedicato addirittura uno speciale a questa presunta terapia, e vale la pena di spendere qualche parola in proposito visto che, mentre da una parte si ventila il (solito) complotto della medicina/scienza "ufficiale" che si contrappone agli "eretici", dall'altra si citano delle vere e proprie pubblicazioni (che in qualche modo, evidentemente, non farebbero parte della scienza "mainstream", tanto per variare il vocabolario) a supporto di questo "metodo", mai riconosciuto come la rivoluzionaria e definitiva terapia anti-tumore descritta da alcuni giornalisti.

#arseniclife

CRONACA - Prima un brese ripasso. All'inizio di questo inverno progressivamente la stampa era entrata in fibrillazione. Si diceva che la NASA stesse per dare un annuncio di importanza epocale. Forse gli alieni? La NASA non conferma, ma nemmeno smentisce le indiscrezioni più o meno fantasiose, rimandando il tutto a una conferenza stampa. Il 2 dicembre 2010 Felisa-Wolfe Simon, microbiologa, annuncia di avere in mano i dati, pubblicati on-line il giorno stesso su Science, che dimostrerebbero la capacità di un batterio di usare l'arsenico al posto del fosforo nei suoi processi biochimici, in particolare nella costruzione degli acidi nucleici (DNA e RNA).

Maternità e campi magnetici: don’t panic

CRONACA - Pochi mesi fa l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato l'uso dei cellulari come potenzialmente cancerogeno. Ciò che in molti non hanno riportato, è l'entità della pericolosità stimata: nella stessa classe di "comportamenti a rischio" stilata c'è il consumo di caffè e sottaceti. Ora uno studio pubblicato online su Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine mette sotto accusa i campi magnetici: l'intensità dell'esposizione durante la gravidanza sarebbe legata al rischio di sviluppo dell'asma nei figli. Gli autori ritengono che l'associazione sia molto evidente, ma diversi specialisti puntualizzano che lo studio ha troppi errori metodologici per giustificare il giudizio degli autori
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