Al Congresso, la Commissione per l’energia e il commercio ha convocato i dirigenti delle aziende a giustificarsi e non è rimasta soddisfatta. E si capisce. Sul suo sito, c’è il video in cui un inquirente del GAO, travestito da consumatore, verifica in prima persona che può procurarsi un test del DNA di qualcun altro in barba alle leggi sulla privacy e sul consenso informato.
La Food and Drugs Administration sta preparando le linee-guida per moralizzare un po’ il settore. Secondo il genetista Craig Venter però, quei kit e chi li usa hanno un’idea sbagliata del DNA. In un’intervista allo Spiegel (trad. inglese), riecheggia il GAO: fuori dal contesto dell’organismo e del suo ambiente, l’informazione genetica è quasi sempre fuorviante e inutile. Dice altre cose sensate con la solita schiettezza, speriamo che l’intervista sia ripresa da un giornale italiano.
E visto che i kit si vendono via internet e le decisioni americane valgono per tutti, ci piacerebbe che il GAO indagasse pure sui test genetici per trovare l’anima gemella, un “mercato” che si sviluppa anche in Europa.
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Altri link:
Il rapporto 2006 del GAO, con identici giudizi
L’azienda più nota critica il rapporto del GAO.
Il parere di Misha Angrist (che condivido).
L’incontro di Craig Venter con i senatori del Popolo della libertà che l’avevano invitato a Roma, il 26 luglio scorso.
Fonte dell’illustrazione