Jianzhi Zhang dell’Università del Michigan e colleghi hanno pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution una ricerca secondo la quale il segreto di questo cambio di dieta starebbe nell’recettore per il gusto umami (il cosiddetto quinto gusto), anzi nell’assenza di questo recettore (e conseguentemente della capacità di percepire questo gusto)
Il panda avrebbe una versione inattiva del gene Tas1R1, che anche nell’essere umano è responsabile del gusto dell’umami (per il glutammato monosodico).
Sembra che il gene nel panda abbia smesso di funzionare circa 4.2 milioni di anni fa. I reperti fossili indicano che l’animale è passato dalla carne al bambù fra i 7 e i 2 milioni di anni fa. Secondo gli autori i panda si sono trovati nei guai a causa di cambiamenti ambientali che hanno fatto scomparire molte delle loro prede. Quando i panda hanno cambiato dieta il gene è diventato obsoleto e senza questo gusto non hanno più desiderato mangiare carne anche quando ce n’era in abbondanza.
I dati però non sono del tutto chiari e ancora non è possibile stabilire con certezza cosa è sparito per primo: il gene o la dieta a base di carne?