Ovviamente per l’analisi non basta il telefono: Jered Haun e colleghi hanno creato una versione ridotta e portatile della risonanza magnetica (che chiamano micro-risonanza magnetica nucleare). Il dispositivo analizza una piccola quantità di materiale biologico, poche centinaia di cellule aspirate con un ago sottile dalle lesioni “sospette” nei pazienti. Il dispositivo è controllato attraverso l’applicazione che esegue anche l’analisi dei dati raccolti.
La risonanza magnetica normalmente usa le nano particelle magnetiche per misurare la presenza di proteine. Speciali marcatori infatti indicano la presenza di formazioni tumorali. La sperimentazione della tecnica (pubblicata su Science Translational Medicine) ha mostrato un’accuratezza sorprendente, il 96% – addirittura il 100% in una seconda serie di esperimenti – contro l’84% in media delle tecniche tradizionali.
Gli scienziati avvertono che per il momento il dispositivo non è ancora pronto per l’uso clinico. Due i problemi principali: non sempre i marcatori si trovano in tutti i tumori (e dunque ci potrebbero essere inesattezze nella diagnosi); inoltre le proteine una volte estratte dall’organismo si deteriorano molto velocemente e vanno dunque analizzate in un tempo brevissismo.