Già nel 2008 Henderson “Jim” Cleaves, della Carnegie Institution for Science di Washington, e colleghi hanno rianalizzato i cartoncini che contengono il residuo essicato della miscela di gas di uno di questi esperimenti, trovando ben 22 aminoacidi (10 dei quali non erano stati individuati dall’analisi originale). Lo stesso team di scienziati ha analizzato ora i risultati di un altro degli esperimenti di Miller, condotto nel 1958, con una tecnica un miliardo di volte più sensibile di quella usata originariamente. La mistura di gas usata in questo esperimento (metano, ammoniaca, zolfo e acido solfidrico) si suppone sia molto simile a quella prodotta dalle emissioni vulcaniche della giovane Terra, e secondo Cleaves è più rappresentativa della miscela di gas usata da Miller nell’esperimento del 1952.
Nei risultati pubblicati su PNAS si legge che Cleaves ha individuato 23 aminoacidi di cui 6 contenenti zolfo. Nel campione lo scienziato ha trovato una quantità quasi pari di versioni destrorse e sinistrorse di molti aminoacidi, un segno che sono stati creati durante le reazione e non da microorganismi che potevano aver contaminato il campione negli anni (gli organismi viventi attuali usano e producono solo aminoacidi sinistrorsi).
Nonostante questi risultati il dibattito sull’origine della vita (formatasi in loco o portata dai meteoriti?) continua. Le quantità relative di aminoacidi prodotti nell’esperimento di Miller, spiega Cleaves, sono molto simili a quelle che si osservano in alcuni meteoriti particolarmente ricchi di carbonio.