Scopo della ricerca era verificare se la graziosa chiocciolina a seguito dell’innalazamento medio della temperatura globale negli ultimi 50 anni (+1,3° c) avesse mutato colore del guscio (per la precisione avesse adottato una livrea più chiara allo scopo di mantenere la temperatura interna dell’animale più bassa, data la maggior albedo – capacità di riflettere la radiazione solare – dei colori chiari). I risultati non hanno confortato l’ipotesi di Silvertown e colleghi che hanno trovato una tendenza ad adottare il guscio giallo chiaro, rispetto ad altri colori più scuri – con o senza spirali decorative scure -, solo negli individui che abitano nelle dune sabbiose. Gli altri habitat campionati (boscaglia, siepi e terreno misto, prati) offrono infatti riparo e secondo i ricercatori potrebbero aver provocato un adattamento di tipo comportamentale (nascondersi dalla luce solare) piuttosto che trasformazioni fisiche.
Silvertown e colleghi hanno comunque registrato un adattamento evolutivo significativo per tutte le chiocciole campionate, in ogni nazione coinvolta: il numero delle chiocciole con una sola spirale scura sul guscio è aumentato sostanzialmente negli ultimi 40 anni. I ricercatori non hanno ancora una risposta definitiva sulla fattore all’origine di questo adattamento ma sospetttano sia una risposta mimetica nei confronti di qualche predatore, probabilmente un uccello.
Davvero interessante di questo studio è la metodologia adottata. Per ottenere i dati sui mutamenti avvenuti negli ultimi 40 anni nella chiocciolina, gli scienziati hanno confrontato un database di dati storici (ottenuti spulciando fra i lavori scientifici – paper, tesi, libri scientifici – a partire dal 1950 fino al 1990) con l’ampio set di dati raccolti dai volontari nel 2009. I volontari sono stati reclutati attraverso un sito web, www.evolutionmegalab.org.
Il protocollo per la raccolta delle misurazioni sulla chiocciolina era fornita in 14 lingue (15 sono le nazioni europee che hanno partecipato). Sul sito venivano segnalate anche le località in cui erano già stati raccolti dati (nel database storico) in modo che i volontari potessero ricampionare le lumachine negli stessi posti di cui si aveva già notizia. In realtà la maggior parte delle osservazioni è stata poi fatta in luoghi completamente nuovi. Nel complesso nel nuovo database si sono raccolte informazioni su 2.990 popolazioni di C. nemoralis (contenenti ciascuna almeno 10 individui). In tutto il database sono contenuti i dati di più di mezzo milione di lumachine.
Nelle istruzioni erano anche fornite chiare indicazioni per distinguere la nemoralis da altre specie comuni (la Cepaea hortensis per esempio) – anche attraverso un quiz. “È uno dei più grandi studi evolutivi mai condotti, Attraverso questa osservazione di massa abbiamo voluto offrire al pubblico, incluse famiglie e studenti, l’opportunità di cimentarsi con la scienza vera e di sperimentare in prima persona il divertimento e l’eccitazione per la scoperta. Trovare risultati inattesi, ecco cos’è la scienza vera.” ha commentato Silvertown.