Il lavoro, finanziato dalla National Science Foundation statunitense, è iniziato nel 2002. Alcune carote di sedimento fangoso (lunghe circa 30 m) sono state prelevate nelle acque basse vicino alla costa della penisola da John Anderson, primo autore della ricerca della Rice University. Il sedimento poi è stato datato dal paleooceanografo Steven Bohaty, dell’Università di Southampton) e dal suo team. Julia Wellner (ora all’Università di Houston) ha invece analizzato le caratteristiche del sedimento per capire se si fosse formato sotto a uno strato di ghiaccio, in mare aperto o in un mix delle due condizioni.
Nel frattemo Sophie Warny, dell’università di Stato della Louisiana, ha condotto tre anni di analisi palinologica, ha studiato cioè polline e spore fossili. Warny e la sua studentessa Rosemary Askin hanno ricostruito le specie vegetali che vivevano sulla penisola nel periodo esaminato (cioè 36 milioni di anni). Si è scoperto così che in tempi molto antichi la penisola era libera dai ghiacci ed era ricoperta da una vegetazione simile alla tundra, con grandi alberi. Secondo le osservazioni le foreste hanno iniziato a subire un declino nel tardo eocene (35 milioni di anni fa) e la glaciazione ha iniziato a diffondersi nella penisola a partire dal tardo miocene (13 milioni di anni fa)
Lo studio dei cambiamenti climatici e di vegetazione nella penisola antartica è importante per comprendere a quali cambiamenti potrebbe andare incontro l’Antartico a seguito del rapido innalzamento della tempeartura globale: “Il modo migliore di prevedere i cambiamenti futuri nel comportamento della coltre di ghiaccio antartico e l’influenza sul clima è comprendere il passato,” ha dichiarato Anderson. Lo studio sarà pubblicato su PNAS il prossimo 12 luglio.