Stando ai campioni di sangue prelevati dalle femmine delle due colonie esaminate (una che nidifica nel sud del Mar Baltico e l’altra nell’Islanda del nord), 140 esemplari, e dei loro 506 anatroccoli, un terzo dei nidi conteneva almeno un uovo parassita, e in questi nidi circa il 40% dei piccoli era di una femmina diversa dalla padrona. Quello che è davvero interessante è che questa specie tende a scaricare l’uovo non nel nido di qualche sconosciuto, ma in quello di qualche parente, meglio se più anziano, meglio se molto stretto (le nonne quindi sono molto gettonate).
Le anatre anziane tendono a fare meno uova di quelle giovani ma sono anche quelle che ricevono più figli adottivi: solo un nido su sei fra le femmine giovani contiene uova extra, mentre la proporzione raddoppia se le femmine hanno più di sette anni. In tre nidi addirittura non si è trovato un solo anatroccolo che fosse davvero il figlio della padrona (in questo caso la “mamma” era sempre più vecchia di 15 anni).
Secondo Tiedmann il vantaggio è evidente: le anatre più giovani tendono a fare più uova di quante se ne possano effettivamente occupare, per cui andrebbero sprecate. Le più anziane invece sono meno fertili, ma allo stesso tempo capaci di allevare i piccoli una volta nati. La ripartizione delle uova garantirebbe la sopravvivenza di un maggior numero di anatroccoli. Le nonne che si occupano dei nipoti in questo modo contribuirebbero alla trasmissione di parte del loro geni alle generazioni future.