In pratica un committente pubblica i dettagli sull’esperimento che intende dare in outsourcing. A questo punto gli aspiranti fanno un’offerta. Il committente le valuta sulla base dei costi, dei tempi per la realizzazione, sull’esperienza e il curriculum del proponente e assegna il lavoro. Tutto molto semplice.
In via di principio il servizio è gratuito, almeno fino a che non viene assegnato il lavoro. Se la transazuione però avviene con successo ScienceExchange si prende una commissione (il 5% per i lavori sotto i 5.000 $ di budget, ma la percentuale diminuisce col crescere delle somme). L’esperimento è interessante perché si tratta del primo “marketplace” nel campo della scienza. C’è da dire che questi esperimenti nel campo del business nella seconda metà degli anni novanta si sono rivelati deludenti.
Chiaramente secondo i suoi creatori, il servizio ha grandi potenzialità per il futuro. Elizabeth Iorns, una dei fondatori, ricercatriche prestata all’impreditoria, snocciola (a Nature News) un po’ di numeri: in pochi giorni il numero di scienziati iscritti al servizio è già arrivato a mille e ogni giorno si iscrivono dai 50 ai 70 nuovi ricercatori. Per ora sono 70 le istituzioni iscritte, alcune delle quali molto prestigiose (l’Università di Stanford, Harvard, ecc). Non resta che seguire l’attività (e magari fare un’offerta? Si tratta infatti di un servizio internazionale…) nei prossimi mesi.