L’arbitro agirebbe perché “preoccupato” dal benessere della comunità: benessere che a sua volta gli garantirebbe alcuni vantaggi indiretti. In un gruppo pacifico, infatti, gli animali sono meno stressati e più disponibili, per esempio, a partecipare ad attività piacevoli come il grooming o il gioco.
Per arrivare a questa conclusione, gli etologi hanno formulato una serie di previsioni a partire dall’ipotesi della stabilità di gruppo. Primo: gli arbitri dovrebbero essere individui di alto rango sociale, per i quali è minore il rischio di venire coinvolti attivamente nella rissa. Secondo: possono essere sia maschi sia femmine, perché entrambi i generi hanno vantaggi nella stabilità del gruppo. Terzo: gli interventi di ordine pubblico dovrebbero aumentare in situazioni molto critiche, come lotte molto violente o che coinvolgono più individui. Quarto: gli arbitri dovrebbero intervenire indipendentemente dal genere dei contendenti (maschio-maschio, femmina-femmina oppure maschio-femmina).
Il secondo passo è stato raccogliere dati da analizzare e per farlo i ricercatori si sono concentrati su una serie di “interventi pacificatori” osservati in quattro gruppi di scimpanzé tenuti in cattività in altrettanti zoo svizzeri. Risultato: gli animali osservati si comportavano esattamente come previsto, offrendo un valido sostegno all’ipotesi dell’arbitro che lavora per il bene del gruppo (e indirettamente per il suo).
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