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Harlan chiuderà

CRONACA – Lo scorso sabato a Udine erano in duemila a gridare questa frase. Duemila animalisti provenienti da tutta Italia, giù giù fino in Puglia e in Basilicata. Tutti i gruppi noti e meno noti: i Black Dogs, l’OIPA, la LAV, l’ENPA, il No Harlan Group (che ha organizzato l’evento), sicuramente molti membri in incognito del Fronte di Liberazione Animale e centinaia di persone senza alcun tesserino in tasca, ma con un’idea comune: no alla vivisezione, ma soprattutto no alla Harlan.
Harlan Laboratories Inc. è uno dei principali fornitori di “modelli di ricerca” – cioè animali da laboratorio – e di servizi di ricerca per conto di terzi. I suoi clienti sono le aziende farmaceutiche, biotecnologiche, chimiche, le università e gli enti pubblici e privati che fanno sperimentazione animale. Nel 2008 Harlan Lab decise di ampliare ancora il suo servizio stringendo un accordo con la società Primate Products Inc (www.youtube.com/watch?v=PrSTffKNR3s, immagini forti), specializzata nell’importazione, vendita e vivisezione di primati non umani. Ovviamente questo permise alla Harlan di aumentare la soddisfazione dei suoi clienti, ma allo stesso tempo di attirarsi le ire degli animalisti.
In Italia ci sono tre stabilimenti, di cui uno vicino a Udine, a San Pietro al Natisone, che solo nel 2010 hanno fatturato 10.617.000 euro.
Così la gente è scesa in piazza e questa volta, a differenza di ciò che è accaduto a Montichiari, ha avuto il sostegno del Comune, che ha saputo gestire senza alcun timore anche il malumore espresso dalla Harlan Italia direttamente all’amministrazione comunale. Anzi, addirittura “siete i benvenuti” ha detto alla folla l’assessore Franzil, intervenuto in nome del sindaco. “Non è tra le nostre possibilità quella di vietare la vivisezione – ha dichiarato successivamente – ma cercheremo di porre vincoli stringenti e di incentivare, anche con sostegni economici, chi fa ricerca con metodi alternativi”. E a quel punto sì che il pubblico è esploso in applausi e grida di apprezzamento.

Crediti immagini: Giuseppe Brancaccio e Sara Stulle

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