Che non si trattasse di una semplice reazione “fisica” della pelle all’acqua era noto da tempo: il raggrinzimento infatti è un fenomeno attivo guidato dal sistema nervoso autonomo. Le grinze tra l’altro si formano solo sull’epidermide delle zone che si trovano a contatto con delle superfici esterne e che in qualche modo le devono manipolare (i palmi delle mani e le piante dei piedi). Gli scienziati dunque hanno inziato a sospettare che un simile processo una qualche funzione la debba avere. Il primo ad avanzare l’ipotesi che le grinze migliorino il grip sul bagnato è stato Mark Changizi, direttore del settore di Human Cognition dei 2AI Labs. Changizi ci era arrivato osservando le foto di mani che mostravano le tipiche grinze: dall’analisi dei pattern lo scienziato ha trovato delle regolarità comuni nella forma delle grinze, e delle analogie con le reti di drenaggio dei liquidi, che facevano pensare a un meccanismo generale con una qualche funzione.
Oggi il team di Kyriacos Kareklas Dell’Università di Newcastle e colleghi partendo dall’ipotesi dell'”attrito bagnato” hanno misurato il miglioramento della performance. Hanno fatto maneggiare degli oggetti (asciutti o bagnati) a 20 soggetti che potevano avere le mani grinzose oppure no. Il compito era quello di spostare l’oggetto da un contenitore a un altro e la variabile misurata era la velocità di esecuzione. In primo luogo i ricercatori hanno trovato che i soggetti erano sempre più veloci con gli oggetti asciutti. Con quelli baganti invece la performance migliorava (del 12% circa) con le dita grinzose. I dati dunque supportano l’ipotesi che si tratti di un adattamento per maneggiare gli oggetti bagnati.
Perché se si tratta di una condizione vantaggiosa le grinze non sono sempre presenti? I dati raccolto mostrano che non c’è un vantaggio (ma nenmmeno uno svantaggio) delle grinze nella condizione asciutta e che dunque potrebbe trattarsi di una bilancio fra costi e benefici: le grinze infatti potrebbero per esempio rendere la pelle più vulnerabile e quindi mantenerle nella condizione in cui apparentememnte non servono a nulla potrebbe essere contorproducente. (Nuovo studio candidato agli igNobel?)
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