Diverse le cose che, secondo la Commissione, proprio non vanno. A partire dal fatto che la stessa direttiva europea (emanata già nel 2010 con l’obiettivo di armonizzare le varie legislazioni nazionali) non prevede che i singoli stati possano introdurre misure più rigorose di quelle in essa contenuta. Dunque se approviamo qualcosa di più restrittivo, finiamo in infrazione. Ma non è solo questione normativa. Il parere della Commissione sottolinea che stiamo parlando di “argomenti nodali per la ricerca”. E che le limitazioni previste dal nostro schema di decreto condizionano fortemente la possibilità per gli istituti di ricerca italiani di partecipare a progetti internazionali, “con evidenti conseguenze sia sulla credibilità che sullo sviluppo delle ricerca italiana”. Non fosse chiaro, significa che con questi limiti ad andarci di mezzo sarebbe tutta la nostra ricerca biomedica.
Ora la discussione torna alla Camera, ma intanto c’è da ricordare che nei giorni scorsi c’è stata anche un’altra bocciatura dello schema di decreto, questa volta da parte del Comitato nazionale di bioetica, interpellato sulla questione dalla senatrice Elena Cattaneo. Dopo aver ribadito la centralità della sperimentazione animale quale “metodo conoscitivo per studiare gli organismi viventi”, aver ricordato il ruolo storico dei test sugli animali nella messa a punto di innovazioni biomediche basilari e aver puntualizzato che gli animali andrebbero utilizzati sono in casi giustificati e scientificamente rilevanti, il Cnb ha sottolineato che alcune delle restrizioni previste dal testo sarebbero bioeticamente discutibili.
Viene dunque ribadita l’utilità della sperimentazione su xenotrapianti e su sostanze d’abuso (“in particolare oggi – si legge nel documento – a fronte della diffusione di nuove droghe vendute anche su internet i cui effetti sull’uomo sono ancora sconosciuti”). E ancora: il divieto di allevamento di alcuni animali nel nostro paese ostacolerebbe la ricerca italiana nel quadro della ricerca europea, oltre a comportare disagi per gli animali stessi, che verrebbero importati dall’estero. Per queste ragioni, il comitato raccomanda di procedere “rapidamente” al recepimento della direttiva europea tal quale, “senza creare condizioni per una marginalizzazione del sistema di ricerca italiano, già fragile”.
Immagine: USDA, Wikimedia Commons