Passando dalle foreste di conifere dei Norhern Highlands alle città come Milwaukee “le differenze sono evidenti”, spiega Kristen Malecki, autrice della ricerca. “La presenza di spazi verdi è associata a molti meno sintomi di ansia, depressione e stress”. Tra questi irritabilità, sbalzi d’umore, stanchezza, disturbi del sonno e mancanza di energie. Il questionario è stato compilato da oltre 2.500 abitanti del Wisconsin, che abitano in 229 quartieri differenti e rappresentano un campione di popolazione molto variegato per età, etnia, reddito, livello di istruzione, impiego e altri fattori.
Il team di Malecki ha scoperto che, a prescindere da tutte queste variabili, gli abitanti che vivono in un quartiere con meno del 10% dell’area coperta da vegetazione sono molto più soggetti a soffrire dei sintomi di depressione, stress e ansia. Per fare un esempio, una persona povera che vive nei pressi della foresta nazionale Chequamegon-Nicolet risulta più felice di una ricca la cui casa si trovi in un quartiere senza alberi a Milwaukee.
Secondo l’autrice questa scoperta è una prova a sostegno dell’Attention Restoration Theory (ART), teoria elaborata negli anni Ottanta che sostiene che la nostra capacità di concentrazione possa essere recuperata trascorrendo tempo all’aria aperta, e che allo stesso tempo, in questo modo, si riduca l’affaticamento mentale accumulato lavorando o studiando. Secondo quanto spiegano gli autori dell’ART nel libro che l’ha presentata al pubblico, The experience of nature: a psicological perspective, osservando immagini o filmati sulla natura l’effetto dovrebbe essere lo stesso. Il suggerimento dei ricercatori è piuttosto semplice, piantare alberi e manto erboso nelle aree urbane, e incoraggiare i bambini a giocare all’aperto piuttosto che trascorrere molto tempo in casa, specialmente davanti alla televisione o allo schermo di un computer. “Rinverdire il vicinato potrebbe essere la soluzione più semplice per ridurre lo stress”, commenta Malecki. “Se volete sentirvi meglio, uscite”.
Crediti immagine: Takashi Hososhima, Flickr