Per questo motivo gli studi sulla diagnosi precoce diventano cruciali. All’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa il gruppo di ricerca guidato da Filippo Cavallo ha progettato e realizzato dei sensori indossabili capaci di rilevare anche le minime alterazioni motorie, permettendo di poter intervenire fin dalle fasi iniziali della malattia. “In genere la diagnosi avviene circa 5-7 anni dopo l’insorgenza della malattia”, racconta Erika Rovini, assegnista di ricerca all’Istituto di Biorobotica. “Con una mappatura tridimensionale dei movimenti possiamo Individuare anche i primi segni di degrado delle attività motorie e iniziare le cure con largo anticipo”.
I farmaci neuroprotettivi possono, infatti, rallentare il declino delle attività motorie, migliorando sensibilmente la qualità della vita dei pazienti. Andando inoltre a diminuire l’impatto economico della malattia sulla società, che è stimato in 14 miliardi di euro per la sola Europa.
Dallo scorso settembre, inoltre, i ricercatori dell’Istituto di Biorobotica mettono a disposizione i sensori per un progetto della ASL 1 di Carrara sull’iposmia idiopatica, un deficit delle vie olfattive di cui non si conosce la causa scatenante. Lo studio, del quale a breve usciranno i primi risultati, si basa sul fatto che le vie olfattive sono le prime a essere danneggiate dal Parkinson, precedendo anche di anni i problemi a quelle motorie. Carlo Maremmani, neurologo a capo della ricerca, sta collaudando i sensori della scuola pisana su un gruppo di pazienti che presentano un indebolimento sospetto del senso dell’olfatto, e quindi con un maggiore rischio di contrarre la malattia.
Ma le applicazioni di questi sensori indossabili non sono limitate alla diagnosi: possono rivelarsi utili anche nella fase di monitoraggio del malato, che può usarli in autonomia nella propria abitazione. “Con questi dispositivi, di piccole dimensioni e facilmente utilizzabili anche dal paziente stesso, la valutazione della malattia diventa quantificabile in modo oggettivo”, conclude Rovini.
E proprio per la loro usabilità, i sensori possono trovare applicazione anche nell’ambito delle case smart e della domotica per anziani e disabili. Nella casa domotica dell’Istituto di Biorobotica si pensa già a come integrare i sensori con i robot domestici o gli elettrodomestici.
Immagine di apertura, montaggio video e slideshow di Viola Bachini. Riprese video di Giacomo Destro