Una tecnologia entrata a pieno regime nelle nostre vite. Prima di allora gli scienziati avevano prodotto LED che emettevano luce rossa o verde, ma i LED blu sembravano una tecnologia impossibile da realizzare e una volta che furono disponibili sul mercato nel 1993, raggiunsero presto un’ enorme importanza. La gamma di applicazioni è vastissima: dai display elettronici e gli indicatori di segnaletica esterna, ai segnali stradali, fino addirittura ai lettori di dischi Blu-ray. Una tecnologia, quella a LED che ha permesso nel corso dei decenni di ridurre notevolmente l’impatto ecologico dell’illuminazione artificiale. I dispositivi a LED durano infatti fino a 100 mila ore, rispetto alle 1000 ore delle tradizionali lampadine a incandescenza e alle 10 mila ore delle lampade fluorescenti.
Come racconta il comunicato stampa dell’istituzione norvegese, Akasaki, Amano e Nakamura sono riusciti laddove gli altri scienziati prima avevano fallito e il centro principale di questo successo è stata l’Università di Nagoya, in Giappone. Un Nobel dunque non a tre scienziati giapponesi, ma al Giappone, dato che due su tre, Akasaki, e Agamu, lavorano nel loro paese, mentre Nakamura dopo aver conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Tokushima, attualmente è di stanza all’Università di Santa Barbara in California.
Isamu Akasaki
Già vincitore nel 2009 del prestigioso Kyoto Prize in Advanced Technology e della medaglia IEEE Edison nel 2011 proprio per i risultati nell’ambito delle tecnologie a LED, Akasaki, 85 anni, ha dedicato la vita allo studio di nuove forme tramite cui veicolare la luce. Attualmente ricercatore presso la Nagoya University, e direttore della Meijo University, entrambe in Giappone, Akasaki fu il promotore nel 2006 del Nagoya University Akasaki Institute, un istituto di ricerca interamente dedicato a sviluppare nuove tecnologie che utilizzino la luce LED blu.
Hiroshi Amano
Classe 1960 e di formazione ingegnere, è il più giovane del gruppo e uno dei più giovani Premi Nobel per la fisica degli ultimi decenni. Attualmente ricercatore presso la Nagoya University, dove lavora anche Akasaki, Amano è entrato come studente nel gruppo di Akasaki nel 1982, dedicando le sue ricerche allo studio dei materiali semiconduttori utilizzati nelle tecnologie a LED blu, con la missione – si legge nella descrizione che egli stesso fornisce dei propri studi – di sviluppare nuove tecnologie sostenibili per migliorare la qualità della vita degli esseri umani, tramite l’uso di materiali sostenibili e tecnologie low cost.
Shuji Nakamura
Trapiantato negli Stati Uniti, ma formatosi in Giappone, Nakamura, 60 anni già vincitore dell’Harvey Prize nel 2009, fu uno di coloro i quali credevano nelle potenzialità della tecnologia LED in un periodo in cui, come si è detto, pareva poco probabile la possibilità di una tecnologia a luce LED blu. Mentre era studente di dottorato a Tokushima, Nakamura mise a punto la prima cosiddetta GaN LED la cui luce blu veniva convertita in gialla tramite un rivestimento in fosforo. A quel tempo anche il gruppo di Akasaki presso la Nagoya University stava lavorando in questa direzione, ma fu Nakamura a dettare la linea di ricerca che poi si rivelò più fortunata per risolvere un problema di produzione di massa nato in seno alle ricerche di Akasaki e colleghi.
A portare a quella che per noi oggi è una delle tecnologie luminose più presenti e più promettenti per il futuro, è stata dunque la collaborazione fra più menti e più laboratori nella terra del Sol Levante. Una nuova luce – come si legge nel comunicato del Nobel – “che ha illuminato il mondo” e che viene da Oriente.
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