Il caso Ebola conferma certamente che le informazioni scientifiche non sono sufficienti quando si deve gestire un’epidemia – ma chi volesse farsi un giro tra i dati può guardare queste infografiche del New York Times e di Nature, il sito del Mobs Lab, dove lavora l’esperto di modelli epidemici Alessandro Vespignani, e questa visualizzazione del Washington Post sulla velocità di diffusione di alcuni virus. I dati, si diceva, non bastano, e per gestire l’epidemia in alcuni paesi africani le organizzazioni internazionali hanno fatto ricorso anche ad antropologi per comprendere meglio le comunità locali: e se si facesse lo stesso da noi con i leghisti?
Nell’accademia il sessismo non esiste. Anzi sì. Solo un po’. Anzi, moltissimo. Un op-ed del New York Times riapre un dibattito che sembra non estinguersi sul perché le donne siano poco rappresentate nel mondo accademico scientifico, soprattutto negli ambiti in cui domina lo studio della matematica. Secondo Wendy Williams e Stephen Ceci, che pubblicizzano nell’articolo di commento un loro lavoro appena pubblicato, le ragioni per cui questi settori vedono una scarsa presenza femminile sono da ricercarsi nel sostanziale disinteresse delle donne verso la matematica e le scienze più dure: è evidente – sostengono gli autori – che le bambine preferiscano giocare con animaletti e altre cose vive, disdegnando i giochi di costruzione maschili che aprirebbero loro la strada verso una tenure track. Il pezzo ha acceso un certo dibattito tra scienziati e giornalisti, ben riassunto da una critica di Emily Willingham.
A consolare la rappresentanza femminile nella scienza, arriva la nomina della fisica italiana Fabiola Gianotti a Direttore Generale del CERN. La scienziata ci aveva raccontato che da bambina avrebbe voluto fare la ballerina, ci chiediamo come i due opinionisti del New York Times avrebbero giudicato le sue ambizioni.
Se facciamo cadere una palla di metallo e una piuma da una grande altezza, quale oggetto toccherà terra per primo? Lo abbiamo studiato tutti a scuola, ma vedere il semplice esperimento realizzato nella più grande “camera sotto vuoto” del mondo produce una certa emozione anche nei meno appassionati di Galileo. In un breve video della BBC, il fisico inglese Brian Cox racconta l’esperimento realizzato nella stazione Nasa in Ohio, in un’enorme stanza svuotata completamente di aria. Potrebbero essere i quattro minuti e ventuno meglio spesi della vostra giornata.
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