Vi è mai capitato al momento di ordinare, durante una cena fra amici, di cambiare la vostro ordine in funzione di quello che ordinavano gli altri, presi da una sorta di senso di disagio nel sentirvi diversi? Vi è venuta la sensazione che adeguarvi alla decisione del gruppo potesse essere la scelta migliore, anche se diversa da quella che avevate preso inizialmente? Tranquilli, non si tratta di insicurezza o indecisione, ma di una sorta di tendenza alla “conformità” propria della natura umana. Secondo Daniel Haun e il suo gruppo di ricercatori, infatti, apprendere imitando i nostri coetanei rappresenterebbe una via di conoscenza fondamentale e, in alcuni casi, più efficace o vantaggiosa dell’esperienza personale diretta. Per ottenere una ricompensa, i bambini osservati da Haun, preferivano, nella maggioranza dei casi, imitare il comportamento di coetanei piuttosto che seguire la propria iniziale strategia, elaborata sulla base dell’esperienza acquisita nel corso dell’esperimento. A differenza di orango e scimpanzé, per i quali, come emerge dallo studio, l’esperienza diretta parrebbe il solo criterio utile nell’elaborazione di scelte e comportamenti, per i bambini “quello che fanno gli altri” sembrerebbe quindi avere un peso decisivo nell’apprendimento.
Conformità adattativa quindi, che come conseguenza potrebbe avrebbe il mantenimento dell’uniformità e compattezza del gruppo, a vantaggio del singolo sì, ma forse anche di una specie di “superorganismo” chiamato società.
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Crediti immagine: allthecolor, Flickr