“In realtà in Europa si è lavorato allo sviluppo e alla realizzazione di un’importante infrastruttura di calcolo federata da una decina d’anni – racconta Davide Salomoni dell’INFN-CNAF di Bologna e principal investigator di INDIGO – la European Grid Infrastructure (EGI), che comprende tecnologie di Grid Computing e coinvolge centinaia di centri di calcolo a livello europeo, fra cui il CERN di Ginevra.” Inoltre nell’ambito di Horizon 2020, l’INFN partecipa anche a un altro grande progetto recentemente approvato dalla Commissione Europea, EGI-Engage, che ha l’obiettivo di allargare e rafforzare l’infrastruttura di calcolo della ricerca europea attualmente esistente.
INDIGO sarà uno strumento gratuito a disposizione dei ricercatori tramite il quale accedere a risorse di calcolo e di archiviazione condivise per calcoli impossibili da svolgere solo con l’ausilio di pochi computer o all’interno di un solo centro di calcolo, per quanto potente.
“Due saranno le parole chiave di questa piattaforma: multidisciplinare e open source” precisa Salomoni. “Multidisciplinare perché le soluzioni sviluppate saranno fruibili da ricercatori apparententi a discipline diverse come bioinformatica, medicina, scienze della terra, climatologia, astrofisica, scienze umane, preservazione dei beni culturali e fisica; open source perché il tool non ha costi di licenza e sarà accessibile da infrastrutture sia pubbliche che private, dall’INFN a realtà industriali come Aruba o Amazon, per capirci.” In futuro infatti potrebbe consentire ai laboratori e centri di calcolo di integrare le proprie risorse con quelle di provider esterni, ottimizzando in tal modo l’utilizzo delle risorse e diminuendone i costi. “Ci potrebbero essere certamente dei rischi, dovuti per esempio alla gestione della sicurezza e della privacy dei dati – prosegue Salomoni – ma in questo caso è previsto in INDIGO lo sviluppo di soluzioni ad hoc.”
Sono 26 i partner del progetto: 22 istituzioni scientifiche e 4 aziende private. “Come partner industriali di INDIGO vi sono quatto fra le più grandi aziende europee nel campo dell’ICT: l’italiana Santer Reply, la tedesca T-Systems, la multinazionale Atos e la spagnola Indra – spiega Salomoni – mentre fra i principali centri di ricerca scientifica italiani coinvolti troviamo, oltre a INFN, l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e il Consorzio Interuniversitario Risonanze Magnetiche di Metallo-Proteine (CIRMMP) di Firenze.” Non manca nemmeno l’ambito “umanistico” attraverso la partecipazione dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane). La piattaforma infatti è stata pensata anche per la gestione di grandi archivi di opere museali o di cataloghi bibliotecari.
Gli 11 milioni di euro del costo del progetto sono stati completamente coperti dalla Commissione Europea e l’INFN, che si occuperà di coordinare i lavori, ha ottenuto circa 2 milioni di euro. “Il progetto durerà trenta mesi e ci aspettiamo di iniziare i lavori già in primavera” spiega Salomoni. “Ora stiamo sistemando gli ultimi aspetti burocratici e poi dovremmo poter partire”.
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