Questi risultati, pubblicati di recente su Genome Biology, sono frutto di un esperimento che ha coinvolto circa 5000 persone anziane per un periodo massimo di 14 anni. Per ognuna di esse gli scienziati hanno valutato l’età biologica grazie a un campione di sangue, seguendo poi i pazienti nel corso dello studio. Durante l’esperimento, i ricercatori hanno notato che il collegamento fra avere un orologio biologico che “corre” più veloce e la morte precoce era valido anche dopo aver considerato fattori di rischio come il fumo o patologie croniche come diabete o malattie cardiovascolari.
Per quanto riguarda il tipo di modificazione genetica esaminata, si tratta della metilazione, un processo che non altera la sequenza del DNA, ma gioca un ruolo importante nei processi biologici che possono influenzare l’attivazione dei geni. I livelli di metilazione infatti cambiano con l’età. Studi recenti hanno identificato per esempio dei biomarcatori per l’età “cronologica” basati proprio sui livelli di metilazione del DNA.
Quello che rimane da capire è come altri fattori, come lo stato di salute della persona, il suo stile di vita e i fattori genetici noti, influenzino effettivamente l’età biologica di una persona, e a quanto si apprende sempre gli stessi ricercatori stanno pianificando diversi progetti per investigare questo aspetto nel dettaglio.
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