Ipilimumab and nivolumab sono farmaci che agiscono inibendo il checkpoint immunitario, scatenando in questo modo il sistema immunitario dei pazienti contro le cellule tumorali. Il nostro sistema immunitario ha vari checkpoint di questo tipo che servono a prevenire una reazione eccessiva. L’ipilimumab, in particolare, blocca il checkpoint CTLA-4, che impedisce alle cellule T di essere completamente attivate. In modo simile funziona anche nivolumab, che agisce sulle molecole PD-L1, espresse dal tumore, impedendo che si leghino con le cellule T disattivandole.
Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia al “Pascale” di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma, ha lavorato allo studio e ha paragonato l’immunoterapia a una macchina da corsa: “Se somministriamo entrambi i farmaci è come se usassimo contemporaneamente entrambi i freni a disposizione, quello a pedale e quello a mano”. Aumentando, in questo modo, la risposta positiva del sistema immunitario dei pazienti.
Il melanoma è uno dei tumori della pelle più aggressivi e solo nello scorso 2014 si sono registrati più di 11 mila casi nel nostro Paese, con un’incidenza in costante ascesa sia tra gli uomini sia tra le donne. “Questi dati ottenuti con il regime di combinazione nivolumab e ipilimumab nel melanoma avanzato sono senza precedenti e mostrano risultati di efficacia mai osservati prima con farmaci immuno-oncologici”, continua Ascierto, che aggiunge che “con l’associazione si sono registrati tassi di risposta molto più alti e duraturi nel tempo, oltre a una significativa riduzione del volume tumorale, rispetto sia alla monoterapia con ipilimumab sia a quella con nivolumab”.
La doppia terapia lascia intravvedere un futuro in cui il melanoma possa diventare una malattia cronicizzata, con un aumento progressivo della sopravvivenza dei pazienti. Punto delicato, però, rimane quello degli effetti collaterali, che sono importanti e devono essere gestiti. “Gli effetti collaterali sono sicuramente importanti”, spiega Ascierto, “ma oramai abbiamo accumulato un’esperienza tale che sappiamo gestirli”. Anche per questo motivo, sarà importante lo studio che dovrebbe iniziare dopo l’estate e coinvolgere anche i centri oncologici italiani con lo scopo proprio di valutare al meglio la sicurezza di questa combinazione di farmaci.
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