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Anno 2016: l’avvento delle macchine intelligenti?

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APPROFONDIMENTO – L’anno da poco concluso ha segnato un decisivo cambio di ritmo in molti settori della scienza e della tecnica. In particolare esiste un campo in cui i trend di crescita sono stati superiori anche alla più rosea della previsioni: parliamo dell’intelligenza artificiale (AI, “Artificial Intelligence”), la disciplina al confine tra scienza e filosofia il cui obiettivo è la creazione di macchine dotate di capacità e abilità tipiche del ragionamento umano.

Impossibile tracciare tutte le novità che hanno preso corpo nel corso degli ultimi dodici mesi: ci limitiamo qui di seguito a individuare gli sviluppi più promettenti su alcune delle tematiche di maggior rilievo. Anzitutto, introduciamo qualche utile definizione per districarci nella giungla futuristica delle applicazioni dell’AI.

AI di livello 1, o Intelligenza artificiale ristretta (Artificial Narrow Intelligence): denominata anche “intelligenza artificiale debole” è relativa alle applicazioni strettamente specializzate, come, ad esempio, la creazione di macchine in grado di giocare a scacchi, risolvere un problema di fisica, dipingere un quadro o comporre una sinfonia. Ovviamente, algoritmi e macchine realizzate in questo ambito non saranno in grado di eseguire nessun altro task se non quello per cui sono state progettate.

AI di livello 2, o Intelligenza Artificiale Generale (Artificial General Intelligence): nota anche come “intelligenza artificiale forte”, si riferisce alla creazione di agenti artificiali che non si limitino ad eseguire specifici compiti, ma che posseggano coscienza, creatività, capacità di giudizio del tutto analoghe a quelle di un essere umano. Naturalmente in questo caso il grado di complessità è molto maggiore rispetto al livello 1, e, a rigore, questo stadio non è ancora stato raggiunto, nemmeno dalle applicazioni più innovative ed avveniristiche.

AI di livello 3, o Superintelligenza Artificiale (Artificial Superintelligence): ha a che fare con lo sviluppo di enti artificiali “superiori” che, oltre a possedere creatività, capacità di giudizio, emotività, come previsto già dal precedente livello 2, sono in grado di eseguire compiti tipicamente umani con performance di velocità, precisione e qualità molto superiori agli standard umani. Siamo, almeno per ora, ben lontani dall’ottenere creature artificiali “superintelligenti”. Di sicuro raggiungere il livello 2 è un prerequisito per poter affrontare successivamente una sfida così ardita.

Per il momento, esistono svariate applicazioni di livello 1, e poche o nessuna che possa collocarsi al successivo livello 2. Vediamo le più rilevanti:

La carrellata potrebbe proseguire, ma in ogni caso è piuttosto chiaro che nessuna delle applicazioni suddette può “sconfinare” dal proprio stretto dominio di competenza. Un algoritmo per la traduzione simultanea non potrà essere utilizzato per giocare a scacchi, così come un motore di ricerca semantico non potrà essere impiegato per dipingere un quadro.

Il passaggio successivo, ossia la realizzazione di sistemi in grado di replicare, o addirittura superare, la coscienza e le capacità umane, porta con sè una serie di questioni non solo di natura scientifica o tecnologica, ma più in generale di natura filosofica ed etica. Le principali?

Se tutto questo dovesse sembrarvi prematuro, o addirittura delirante, il seguente rapporto elaborato da Gartner, una delle principali società al mondo nel settore della consulenza strategica per le imprese, forse vi rimetterà sulla giusta strada. Qualche previsione?

E infine:

Morale della favola: se anche il 2016 non dovesse essere l’anno che segnerà l’avvento delle macchine intelligenti, questo non vuol dire che questo delicato argomento non vada affrontato già da subito, discutendone tutte le implicazioni, le nuove legislazioni necessarie e i paradigmi di sviluppo.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Defence Images, Flickr

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