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Foto: i danni della plastica nella società dell’usa e getta

Un leone marino intrappolato nei resti di una rete da pesca abbandonata. Mammiferi marini, rettili, uccelli e pesci: la trappola della plastica coinvolge oltre 270 diverse specie animali, con effetti spesso mortali. Credit: Getty Images - WWF

Uno dei problemi più urgenti da risolvere per salvaguardare il nostro pianeta è l’inquinamento da plastica, soprattutto nei nostri mari. Nella società dell’usa e getta, sono 396 milioni le tonnellate di plastica vergine che vengono prodotte ogni anno nel mondo. 100 milioni sono invece quelle che globalmente finiscono in natura per errori nella produzione, nel consumo, nel riciclaggio e nello smaltimento della plastica.

Ma quali sono gli effetti di questa diffusione della plastica nell’ambiente? I costi per le comunità umane e per gli ecosistemi sono enormi. Si calcola che l’impatto dell’inquinamento da plastica sugli oceani ammonti a otto miliardi di dollari l’anno. Il settore più colpito è la pesca, soprattutto per la diminuzione delle risorse idriche. Oltre 270 specie di animali tra mammiferi marini, rettili, uccelli e pesci rimangono intrappolate in rifiuti plastici come le reti da pesca abbandonate: le conseguenze sono spesso mortali.

240 sono invece le specie animali che finiscono più spesso vittime dell’ingestione di plastica. In questo caso blocchi intestinali, lesioni e ulcere sono quasi sempre fatali. Impatti economici gravi si hanno anche nel settore del commercio marittimo e del turismo.

Nel nuovo report Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica, il World Wildlife Fund (WWF) sottolinea la necessità urgente di stipulare un trattato globale, un fronte comune vincolante e soggetto a rendicontazione, in grado di essere implementato anche dai paesi meno abbienti. Un impegno che deve coinvolgere, con responsabilità e senza scuse, tutti i settori attivi nel ciclo di vita della plastica.

Secondo il WWF un mondo plastic free è ancora possibile: mettendo al bando la plastica monouso (quella che “vive” meno di un anno o addirittura pochi minuti, come posate e piatti di plastica) si avrebbe una riduzione della domanda di plastica del 40% e una diminuzione del 57% di plastica nei rifiuti. Questo, insieme alla crescita dell’utilizzo di plastica riciclata e il diverso ciclo di vita delle nuove bioplastiche, potrebbe dimezzare la produzione di quella vergine.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia. Cortesia immagini: World Wildlife Fund, WWF

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