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Terremoto a L’Aquila: la prevenzione prima di tutto

Particolare fontana di Piazza del Duomo, LAquila. Crediti: aquilano76  / Andrea
Particolare fontana di Piazza del Duomo, L'Aquila. Crediti: aquilano76 / Andrea

Mentre l’Italia intera assiste con il fiato sospeso alle operazioni di soccorso in Abruzzo, sui giornali divampa la polemica: il 29 marzo scorso Gioacchino Giuliani, tecnico presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, allerta le autorità locali (e la popolazione) affermando che nella zona di Sulmona, di lì a poche ore si verificherà un terremoto di grave entità. La scossa in effetti quella notte c’è, ma l’intensità è trascurabile (magnitudo 4 della scala Richter). Pochi giorni dopo Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile italiana, denuncia Giuliani per “procurato allarme.”

https://oggiscienza.it/wp-content/uploads/2009/04/antonio-piersanti.mp3?_=1 Ascolta l’intervista di OggiScienza ad Antonio Piersanti

I cittadini italiani a questo punto si chiedono: poteva questa tragedia essere scongiurata dall’allarme di Giuliani?

La risposta è no. In primo luogo perché l’allarme riguardava la zona di Sulmona, a una sessantina di chilometri da l’Aquila, e la data del 29 marzo (notte in cui in effetti gli abitanti della cittadina hanno dormito nelle strade) e in secondo luogo perché i terremoti non si possono davvero prevedere.

“Una cosa è dire che in una data area in un periodo di mesi o anni è probabile che avvenga un evento sismico, e questo oggi si può fare e viene chiamata ‘stima di pericolosità sismica’, ” spiega Antonio Piersanti, direttore della sezione di Sismologia e Tettonofisica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “Un’altra invece è dire che il giorno x all’ora y nella zona z ci sarà un terremoto di magnitudo più o meno specificata, e questo noi non lo possiamo fare.”

La situazione di sciame o sequenza sismica – il ripetersi in un dato periodo di fenomeni sismici in gran parte di lieve entità – che sta interessando la zona dell’aquilano è una condizione in realtà molto comune, che avviene quasi quotidianamente in varie parti del mondo e dell’Italia stessa. La maggior parte di questi eventi si esaurisce senza dar luogo a scosse di grande entità.

Dunque questo evento non poteva essere scongiurato da una previsione. Ma forse avrebbe potuto essere almeno in parte alleviato da una corretta prevenzione: “questo terremoto che in Italia è stato una tragedia, se fosse accaduto in Giappone o in California, sarebbe stata forse una notizia da fine telegiornale,” puntualizza Piersanti. “Ci si difende dal terremoto, costruendo in maniera tale che le abitazioni non crollino. Non è una cosa ne impossibile ma neanche difficile e nemmeno particolarmente costosa. L’Italia in questo è in enorme ritardo.”

La notte fra il 5 e il 6 aprile scorso è crollata un’intera ala dell’ospedale dell’Aquila, un edifico moderno costruito pochi anni fa.

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