Rischiano il posto in 217. Si smantellano così anni di ricerche e importanti attività di prevenzione e intervento ambientali
Ma la ricerca non è la sola vittima dei tagli selvaggi. A rischio ci sono infatti attività cruciali per la tutela della salute e dell’ambiente, e basta dare un’occhiata al sito dell’istituto per rendersene conto. «L’Ispra si occupa delle bonifiche sui siti di interesse nazionale, come Gela e Porto Marghera, e delle valutazioni di impatto ambientale; coordina inoltre i primi interventi quando si verificano emergenze in mare, come sversamenti pertoliferi o chimici, e molto altro ancora» prosegue Mannozzi. «In particolare, l’attività di gestione delle emergenze marine è svolta da un gruppetto di una dozzina di persone, reperibili 24 ore su 24; già oggi la loro azione è gravemente compromessa e con i licenziamenti ne rimarrebbero soltanto due». Così, era precaria la task force che a ottobre si è occupata della “nave dei veleni” di Cetraro, in Calabria, e in più occasioni, in importanti convegni internazionali anche presso agenzie dell’Onu, l’Italia è stata rappresentata da chi oggi rischia il posto. «Ci siamo assunti responsabilità che sono ben al di sopra di quelle che un precario dovrebbe avere e chiediamo che questo sia riconosciuto» puntualizza Michela Mannozzi. «Non siamo tutti giovani ricercatori. Abbiamo età comprese fra i 27 e i 42 anni, e c’è chi va avanti con contratti a termine anche da 14 anni».
In un Paese circondato dal mare e a forte rischio idrogeologico, dove la gestione dei rifiuti resta un problema e l’inquinamento ammorba le città, la politica del Ministero dell’ambiente sembra davvero poco comprensibile. «Sospettiamo che si vogliano trasferire molte delle attività relative alla protezione ambientale nelle mani dei privati, cosa che in parte sta già avvenendo» riprende la ricercatrice. «Ma si tratta di settori di interesse pubblico, che dovrebbero quindi essere gestiti dallo Stato. I privati possono essere di supporto, e in passato lo sono stati fornendo aiuti importanti. Ma il settore pubblico deve continuare ad avere un ruolo chiave».
Lo scorso 8 dicembre i precari sul tetto dell’Ispra hanno addobbato un albero di Natale e lo hanno mandato al Ministro Prestigiacomo, accompagnato da una maglietta con su scritto “Non sparate sulla ricerca” e da una maschera bianca, a rappresentare la loro invisibilità agli occhi dello Stato. «Lo abbiamo fatto per ricordarle che sotto Natale molti di noi rischiano il posto e invitarla a intervenire» conclude Mannozzi. Affinché tutti possano seguire la vertenza, i precari dell’Ispra hanno allestito un sito internet, meno patinato di quello ufficiale, ma certamente efficace.