La pensavano così in pareri mandati alla Corte anche 22 associazioni mediche note per essere sovvenzionate da aziende farmaceutiche, e 11 scienziati per lo più in pensione: la legge del 1986 “National Childhood Vaccine Injury Act” fornisce una compensazione adeguata ai bambini danneggiati dai vaccini, e
spianare la via ai processi farebbe uscire i produttori dal mercato e fermare la produzione e lo sviluppo di vaccini infantili in questo paese.
La legge non pare aver funzionato granché. Li sviluppa e produce principalmente Sanofi-Pasteur (Aventis) con il 50% di finanziamenti pubblici, anche del governo americano.
I legali della famiglia, e non solo, sostenevano che Wyeth aveva rinunciato a produrre una versione più sicura – già approvata in altri paesi – “perché i costi non erano giustificati da un eventuale aumento della quota di mercato”. Cinque dei nove Supremi, indottrinati da Antonin Scalia, si sono appigliati a singole parole della legge, per concludere che non prevede nulla in caso di “difetti di progettazione”, altrimenti il Congresso l’avrebbe scritto chiaro e tondo.
Guarda caso, le due Supreme (Anna Kaplan non poteva intervenire perché in precedenza aveva consigliato il governo in materia) Sonia Sotomayor e Ruth Bader Ginsburg dissentono: la Corte vuol imporre le sue “nude preferenze politiche” a favore dei produttori, scrivono, mentre nell’intento della legge era importante che fossero spinti, anche da processi, a migliorarli.
Niente nel testo, nella struttura e nella storia della legge suggerisce anche lontanamente che il Congresso abbia voluto impedirlo.
Scalia e colleghi potrebbero sembrare miopi. Dopotutto il movimento anti-vaccinazione è già riuscito a compromettere l’immunità del gregge che protegge l’esigua minoranza dei non vaccinabili. L’immunità concessa a Big Pharma aumenterà la diffidenza e diminuirà le vendite. Come il business di cui sono tanto amici però, i Supremi sanno che i vaccini non rendono, da qui la loro “preferenza politica”. Le due Supreme avrebbero preferito rafforzare l’immunità dei bambini americani.
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Foto: Antonin Scalia.