Se la montagna non va da Maometto allora i cittadini si prendono il loro bel contatore Geiger e se ne vanno in giro a raccogliere misurazioni, e se sono tanti le possono mettere in un database che attraverso software nemmeno troppo d’avanguardia ricostruisce mappe navigabili e interattive della contaminazione. Il principio del crowdsourcing è la partecipazione volontaria e collettiva di un gran numero di gente a uno scopo comune. Tipicamente nell’accezione più attuale un sacco di persone partecipano eseguendo un compito che produce un risultato più semplice di quello collettivo, ma che se aggregato nella logica di una rete produce un risultato complesso e molto robusto. E questo è quello che fa il progetto Safecast.
Nato una settimana dopo l’incidente nucleare, anche se per il momento si concentra sulla situazione nipponica si tratta in realtà di un progetto globale. I tasselli che lo compongono sono relativamente semplici. Dei volontari se ne vanno in giro per l’area incriminata portando con sè dei sensori Geiger raccogliendo dati (collegati alla posizione). Più ce ne sono, meglio è. I dati poi vengono caricati (insieme anche a quelli ufficiali diramati dal governo e da vari altri organi). Dati e mappe sono liberamente consultabili e utilizzabili da chiunque (hanno una licenza Creative Commons 0, praticamente sono nel pubblico dominio).
Qualche numero: al momento Safecast conta su 25 sensori mobili (montati su automobili), 50 a mano, 50 fissi, ma conta di aggiungerne altri 300 entro la fine dell’anno. A ottobre di quest’anno erano state eseguite un milione di misurazioni puntuali. Uno dei grossi limiti attuali è che il governo giapponese ha stabilito delle zone interdette in cui non si può entrare e perciò nemmeno i volontari di Safecast riescono a valicare questo limite (guardate qui sotto il servizio della PBS dove Miles O’Brien racconta di come abbia cercato di entrare nelle zone proibite insieme agli altri volonatri di Safecast).
Il progetto al momento si concentra sulla situazione giapponese, ma si espanderà ad altre aree georafiche di interesse (e probabilmente non soltanto sulla questione radiazioni, ma su altri possibili pericoli per la salute pubblica).