“In questo campo l’Italia paga un annoso ritardo. Siamo l’unico paese europeo, insieme alla Grecia, dotato ancora di un servizio meteorologico militare. La ricerca scientifica ne è stata penalizzata ed è rimasta indietro”. Per colmare l’arretratezza, dieci anni fa ha preso il via il progetto “Rete radar nazionale”, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, allo scopo di potenziare il monitoraggio atmosferico e fare un salto di qualità nelle previsioni a breve termine. Finora sono stati installati otto radar, più cinque che a breve saranno in funzione. A regime, la rete conterà 30 radar, di cui 26 fissi e 4 mobili.
Ma di che cosa si tratta? “Il radar – spiega Visconti – è un’apparecchiatura che trasmette brevi impulsi di onde elettromagnetiche ad alta potenza e analizza il segnale di ritorno, ricavando informazioni sulla presenza di idrometeore nell’atmosfera, cioè gocce di pioggia, neve o grandine”. I radar integrano le informazioni provenienti da satelliti e sensori pluviometrici, riuscendo a localizzare le precipitazioni intense di breve durata, le più pericolose e difficili da annunciare. “Naturalmente, prevedere la pioggia non corrisponde a prevedere l’impatto al suolo, che è tutt’altra cosa”, sottolinea Visconti. “Come dimostrano i tragici eventi recenti, l’entità di un’esondazione dipende più dallo stato del territorio che dall’entità stessa dei fenomeni atmosferici”.
Esistono diversi tipi di radar, a seconda delle lunghezze d’onda. Quelli più pratici e precisi sono i miniradar in banda X: poco costosi, mobili, con un raggio d’azione fino a 50 chilometri, sono l’ideale per l’allerta meteo in città. Attualmente, il Cetemps (che gestisce due stazioni radar in Abruzzo, sul Monte Midia, nei pressi di Tagliacozzo, e a Tufillo, in provincia di Chieti) sta sperimentando un radar in banda X a Roma, sul tetto della Facoltà di Ingegneria di Roma La Sapienza. Uno simile è presente in Piemonte, gestito dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa). Intanto gli Stati Uniti, dove fanno i conti con eventi meteo più estremi dei nostri, si stanno dotando di una rete radar di nuova generazione, chiamata Nexrad. Una migliore previsione meteo aiuterà a limitare i danni delle alluvioni. Non risolverà però il problema a monte, chiamato prevenzione.