StampaÈ autunno. Cadono le prime piogge. E puntualmente come ogni anno, si torna a parlare della fragilità del territorio italiano. Questa volta è toccato a Toscana, Liguria, Lombardia fare i conti con strade allagate, linee ferroviarie bloccate, esondazioni di torrenti e fiumi.
“Presenza di acque in zone solitamente asciutte”, “disastroso allagamento che interferisce con le attività umane”, “inondazione che copre il 10-15% dei terreni agricoli, interessa le abitazioni e interferisce con le attività socio economiche della popolazione”. Queste sono solo alcune delle definizioni fornite dai 50 stati interessati dalla recente indagine dell’OMS sui persistenti casi di alluvione che hanno interessato negli ultimi 10 anni l’Europa.
AMBIENTE - Oltre 61 miliardi. Ecco il bilancio dei danni causati dal dissesto idrogeologico dal 1944 al 2012. Quasi un miliardo all’anno se ne va per far fronte alle conseguenze di frane e alluvioni. A delineare il quadro della situazione è il rapporto Ance-Cresme sullo Stato del territorio 2012. Nel nostro Paese le zone a elevata esposizione al rischio idrogeologico rappresentano il 10% del territorio, riguardano l’82% dei Comuni e coinvolgono potenzialmente 5,8 milioni di abitanti. Tra le Regioni più a rischio ci sono l’Emilia Romagna con 4.316 kmq a rischio, pari al 19,5% del territorio regionale. A seguire troviamo la Campania (19,1%), il Molise (18,8%) e la Valle d’Aosta (17,1%). A livello provinciale, la classifica è guidata dalla provincia di Napoli con 576 mila persone che vivono in aree ad alto rischio, seguita da Torino e Roma, rispettivamente con 326mila e 216mila persone.
Secondo le recenti stime del ministero dell’Ambiente servirebbero 1,2 miliardi all’anno per almeno 20 anni per attuare gli interventi previsti dai piani regionali per l’assetto idrogeologico, come la manutenzione dei corsi d’acqua o il recupero dei terreni abbandonati
CRONACA - Dopo le disastrose alluvioni che le settimane scorse hanno sommerso la Liguria e la Toscana, è il momento di ragionare sulle contromisure. “Le bombe d’acqua non sono eventi imprevedibili e non dovrebbero coglierci di sorpresa”, osserva Guido Visconti professore di fisica dell'atmosfera e oceanografia all'Università de L'Aquila e direttore del Centro di eccellenza per la previsione di eventi meteorologici severi (Cetemps). Quello che serve sono strumenti adeguati per il “nowcasting”, ovvero le previsione istantanee nell’arco di tempo non coperto dai modelli meteo.
“In questo campo l’Italia paga un annoso ritardo. Siamo l'unico paese europeo, insieme alla Grecia, dotato ancora di un servizio meteorologico militare. La ricerca scientifica ne è stata penalizzata ed è rimasta indietro”. Per colmare l’arretratezza, dieci anni fa ha preso il via il progetto “Rete radar nazionale”, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, allo scopo di potenziare il monitoraggio atmosferico e fare un salto di qualità nelle previsioni a breve termine. Finora sono stati installati otto radar, più cinque che a breve saranno in funzione. A regime, la rete conterà 30 radar, di cui 26 fissi e 4 mobili.
IL CORRIERE DELLA SERRA - Dal 1981, la Grande Barriera Corallina lungo la costa del Queensland, in Australia, è patrimonio mondiale dell'umanità. L'anno scorso, sulla rivista Coral Reefs, una ricerca di Katherine Fabricius - dell'Australian Institute of Marine Science - collegava le invasioni più frequenti di Acanthaster planci all'aumento degli effluenti carichi di pesticidi e altri inquinanti. E questi sono riversati in mare a dosi massicce dalle alluvioni