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Solo pochi spiccioli per il rischio idrogeologico

StampaAMBIENTE – È autunno. Cadono le prime piogge.  E puntualmente come ogni anno, si torna a parlare della fragilità del territorio italiano. Questa volta è toccato a Toscana, Liguria, Lombardia fare i conti con strade allagate, linee ferroviarie bloccate, esondazioni di torrenti e fiumi.

Nel nostro Paese sono più di 5 milioni i cittadini che vivono o lavorano in zone considerate ad alto rischio idrogeologico. Del resto il territorio italiano è reso ogni anno più vulnerabile dal consumo di suolo e dalla mancata prevenzione. Secondo i geologi nulla è cambiato a due anni dall’alluvione in Liguria e a cinque anni dai 37 morti di Giampilieri (Messina): la mitigazione del rischio idrogeologico è ancora un miraggio.

Una situazione – quella del rischio idrogeologico – che va affrontata al più presto. Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha dichiarato alla Camera che la “lotta contro il dissesto idrogeologico è una grande emergenza nazionale e rappresenta il più grande investimento infrastrutturale che il nostro Paese ha in questo momento il dovere di compiere”.

Con la legge di Stabilità varata dal Governo sono stati sbloccati i primi fondi – 1,3 miliardi di euro –  per interventi immediatamente cantierabili. In aggiunta sono stati stanziati 180 milioni in tre anni. Risorse giudicate insufficienti sia dagli enti locali, sia dalle associazioni ambientaliste. Solo per mettere in sicurezza le aree a rischio idrogeologico più elevato servirebbero circa 11 miliardi. E quello che è stato fatto finora non è sufficiente: negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione ne sono stati spesi oltre 2,5 per riparare i danni.

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