L’antropologo Robin Dunbar voleva verificare la (discussa) ipotesi della nonna nata dall’osservazione che, nelle specie monogamiche e in particolare fra i primati, passato il periodo riproduttivo le femmine spostano il proprio investimento affettivo dal partner alle figlie e ai nipotini, e contribuiscono così al loro benessere e alla diffusione dei propri cromosomi X.
Insieme a fisici noti per ricavare informazioni significative dalle interazioni nei social network, si è procurato da una società di telecomunicazione le registrazioni temporali di 1,95 miliardi di telefonate e di 489 milioni di sms in un solo paese europeo. Dalla massa indistinta degli abbonati, la teoria dei grafi e altre tecniche statistiche hanno estratto un campione di 1,8 milioni di uomini e 1,4 milioni di donne, diviso le coppie in “ego – migliore amico/amica”, “ego – secondo/a migliore amico/a”, e tutti quanti per fascia di età.
L’intensità degli scambi è servita a suddividere ulteriormente il campione in un milione di “ego”, 1,4 milioni di “migliori amici” e 800 mila “secondi migliori”. Tra i 20 e i 40 anni, tutti gli ego avevano “migliori amici” del sesso opposto (sospettiamo che amici non sia la parola esatta) e “secondi migliori amici” del proprio sesso (ai quali sospettiamo che confidassero i rapporti con il/la migliore…)
Dopo la mezza età, gli uomini sono risultati via via meno assidui, ma continuavano a contattare “migliori amici” femmine per il resto della vita. Alle donne succedeva il contrario. Dopo la menopausa, i “migliori amici” era donne più giovani, le figlie plausibilmente, mentre i coetanei maschi perdevano importanza. Conclusione degli autori:
A parte l’aspetto puramente metodologico, le nostre analisi identificano differenze sessuali notevoli nelle strategie sociali e riproduttive dei due sessi, che prima non erano state identificate.
A noi sembra che le strategie fossero già state identificate ai tempi di Omero, no?
Credito immagine: Catherine Scott/CC