“Nessuno (fra i politici) sembra capire quello che facciamo qui,” si lamenta Giuditta Perozzi, ricercatrice presso l’istituto. “Siamo un riferimento nazionale e internazionale nella ricerca sulla nutrizione, abbiamo più di una ventina di progetti internazionali finanziati e i nostri ricercatori sono in diverse commissioni internazionali di progetti di ricerca.”
“Siamo coscienti che la situazione non può andare avanti com’è andata negli ultimi anni, ma quello che chiediamo appunto è di essere rilanciati, non soppressi”, continua Perozzi.
La situazione è infatti un po’ paradossale. Negli ultimi anni INRAN aveva raccolto accorpandoli altri due enti , ENSE e INCA, due enti di certificazione che di fatto non fanno ricerca e quindi con fini molto diversi. Ora però questo superente verrà di nuovo smembrato: ENSE finirà sotto a un altro ente, il RISI, mentre INCA verrà definitivamente soppresso e il personale (in tutto sedici persone) verrà messo in mobilità. INRAN, quello originario, invece verrà accorpato a CRA, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, un ente con scopi di ricerca, in campo agricolo però. Più che semplificazione sembra il gioco delle tre carte.
Ma se l’ente CRA è un ente di ricerca questo potrebbe essere una situazione migliore della precedente, no? “Non poprio, perché così perdiamo l’identità per cui siamo riconosciuti internazionalmente” specifica Perozzi. “Quello che chiediamo di essere rilanciati, è l’unica speranza dal punto di vista scientifico.”
I ricercatori dell’ente dunque non si arrendono, contiueranno a campeggiare davanti all’istituto e per lunedi prossimo hanno programmato un presidio sotto al Ministero dell’Agricoltura, invitando tutti i simpatizzanti a partecipare.
Crediti immagine: Giuditta Perozzi