In secondo luogo i primati non umani, quando partoriscono, danno alla luce un individuo o due, come l’uomo, e ciò significa che i grandissimi numeri di organi di cui abbiamo bisogno non sarebbero raggiunti. Le scimmie crescono lentamente, mentre il maiale cresce circa 10 chili al mese, con la conseguente facilità di programmarne l’allevamento a seconda delle esigenze. Infine il problema della trasmissione di infezioni non è di minore importanza: più vicine sono le specie, più alto è il rischio da parte del sistema immunitario di vedere delle similitudini immunologiche e quindi, da una parte, di combattere meno l’organo estraneo, ma dall’altra di essere anche meno efficace di fronte ad un possibile virus”. Il maiale, dunque, nonostante non azzeri il rischio di infezioni sembra essere l’obiettivo degli studi di settore, soprattutto se ingegnerizzato, il che oggi consente di evitare il rischio di rigetto iperacuto: “Intorno al ’92, con un gruppo di Cambridge, – precisa il dott. Cozzi – siamo riusciti ad ottenere dei maiali transgenici che esprimono una proteina umana in grado di bloccare una parte del sistema immunitario. Primi al mondo abbiamo ingegnerizzato questi animali per la HDAF (Human Decay Accelerating Factor), una proteina che ciascun uomo ha e che oggi possiamo far esprimere dai maiali in modo tale da neutralizzare l’attacco del sistema immunitario”. Parti di questi animali OGM sono stati trapiantati nelle scimmie e l’esperimento ha dimostrato che il nuovo organo resiste al rigetto iperacuto. Non però al cosiddetto rigetto acuto vascolare causato dall’attivazione di una risposta anticorpale e ai conseguenti danni vascolari. Se, come afferma Cozzi, oggi siamo in grado di posticipare questo tipo di reazione, non siamo al punto di bloccarla del tutto.
Gli studi più attuali, sintetizzati nel progetto Xenome che è stato finanziato dall’Unione Europea con il budget record di 10 milioni di euro, continuano a seguire questa direzione. Ma la ricerca ha fatto un ulteriore passo che va oltre al trapianto d’organo animale-uomo e che sembra una strada promettente: lo xenotrapianto di cellule. Con queste si potrebbero trattare ad esempio il diabete o il Parkinson.
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