Quando un ricercatore testa un’ipotesi, conduce degli esperimenti che gli portano dei risultati precisi. Se un esperimento non supporta l’ipotesi iniziale, il ricercatore ha la possibilità di fare due cose:
- ripetere l’esperimento fino a quando non mostra quello che si voleva dimostrare (continuando a tirare due dadi, arriverà il momento un cui si vedrà apparire un doppio uno)
- abbandonare l’ipotesi e riformularne un’altra basandosi sulle nuove prove raccolte.
I bravi ricercatori seguono la seconda strada, ma è bene ricordare al pubblico pagante che in alcuni casi, questa seconda possibilità è un lusso, non è applicabile o è volutamente ignorata. Sorvolare su dati non accondiscendenti è un problema ben documentato nel mondo scientifico, e si manifesta in modo rimarcato nel mondo dell’industria farmaceutica.
Le aziende farmaceutiche spendono un’impressionante quantità di denaro per lo sviluppo di nuovi farmaci e per testare la loro sicurezza ed efficacia su volontari (i così detti test clinici o clinical trials). È ben documentato che i colossi farmaceutici abbiano l’abitudine di condurre un numero di test clinici, per poi presentare agli organi regolatori (come la Food and Drug Administration -FDA- Americana) solo quei test che, per diverse ragioni, sovrastimano l’efficacia di un farmaco o ne sottostimano gli effetti collaterali.
Le migliori stime indicano che circa la metà di tutti gli studi clinici non siano mai stati pubblicati. È grave? Se rivelassi solo la metà dei risultati che ottengono dal lancio di una moneta, potrei facilmente convincere chiunque che essa abbia ‘testa’ su entrambi i lati, anche se questo non è vero.
Medici e pazienti hanno il diritto a un quadro completo sugli egli effetti di un farmaco, al fine di prendere decisioni informate. Nascondere o ritardare la pubblicazione di test clinici causa sofferenze non necessarie. Un esempio per tutti risponde al nome di ‘TGN1412‘, un farmaco immunomodulatore sviluppato da TeGenero. Lo sviluppo del farmaco è stato sospeso dopo che sei volontari sono stati ricoverati con severi ed imprevisti effetti collaterali durante test clinici preliminari. Si è scoperto in seguito che un trattamento del tutto simile era già stato provato, con risultati simili, su altri volontari, ma siccome nessuno si era preso la briga di pubblicarne i risultati, questo fatto è rimasto nascosto e abbiamo dovuto commettere l’errore due volte per imparare la lezione.
NB: È importante ricordare a questo punto della conversazione, che inaspettati effetti collaterali durante test clinici fanno parte del gioco per lo sviluppo di nuovi farmaci. Ssuccedono, e sono un prezzo inevitabile da pagare per il progresso della medicina. Ma in questo caso ed in altri, il danno era evitabile.
Studi clinici non pubblicati sono un problema riconosciuto e documentato. Trascinata dalla popolarità dei movimenti #OpenData, la petizione AllTrials chiede a governi, regolatori e ricercatori di costringere Università ed Industria farmaceutica a registrare in un database di pubblico dominio ogni singolo test clinico prima ancora di iniziarlo, e di pubblicarne i risultati per intero. In questo modo chiunque non sarà più in grado di nascondere l’esistenza di certi test.
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AllTrials è un’iniziativa organizzata e promossa da Bad Science, Sense About Science, British Medical Journal, James Lind Initiative ed il Centre for Evidence-based Medicine.