Site icon OggiScienza

Una macchina del tempo per il linguaggio

2195801016_f357261477_oCRONACA – È possibile ricostruire le lingue antiche utilizzando un programma informatico e in poco tempo? Forse sì, almeno secondo uno studio pubblicato di recente su PNAS.

I ricercatori coinvolti nello studio hanno creato un programma informatico che riesce, in poco tempo, a ricomporre le protolingue (ovvero la ricostruzione di una lingua antica da cui discende una famiglia linguistica). Il nocciolo della questione è proprio questo: in poco tempo. Già, perché questo genere di studi si fa fin dal diciottesimo secolo ma generalmente dura molti anni, se non decenni: la ricostruzione di un linguaggio è infatti un’operazione molto complessa che si basa sulla comparazione di suoni e parole tra lingue appartenenti alla stessa famiglia.

L’importanza di ricostruire le lingue del passato? Lo studio del linguaggio apre la porta a una grande ricchezza di informazioni sulla cultura, le conoscenze e la struttura sociale dei popoli antichi.

Se gli archeologi possono studiare le lingue del passato a partire dai pochi frammenti rimasti delle tracce scritte, i linguisti generalmente le ricostruiscono utilizzando metodi comparativi basati sulle parole e sui suoni. I suoni, in particolare, cambiano con una certa regolarità nel tempo. Questo significa che, studiando i suono legati a due diverse lingue, si può capire se discendono dalla stessa lingua madre.

Il metodo di base usato per questo studio è lo stesso: viene analizzata una grande quantità di dati provenienti da un database di parole per capire come i suoni si siano evoluti all’interno di una famiglia di lingue. La differenza è che, grazie al calcolo probabilistico, in poco tempo i ricercatori sono riusciti a ricostruire 637 lingue proto-austronesiane con un’accuratezza dell’85% rispetto a uno stesso lavoro fatto manualmente dai linguisti.

Lo studio, portato avanti da una collaborazione di ricercatori che ha unito il dipartimento di statistica dell’Università British Columbia di Vancouver e del dipartimento di psicologia di Berkeley (California), non solo permette di capire molte cose sulle società del passato ma permette anche di formulare ipotesi su quali siano i fattori che portano un determinato suono a cambiare nel tempo e, successivamente, di fare previsioni su come le lingue attuali si evolveranno in futuro.

Il prossimo passo indicato dai ricercatori è quello di cambiare area geografica e di replicare lo studio sulle protolingue del Nord America.

Credidti immagine: Elvert Barnes, Flickr

Condividi su